Archivio Tag: Pastorale Giovanile

A poche ore dalla partenza del Papa da Venezia cerco di raccogliere la ricchezza di una visita tanto breve quanto intensa e carica di messaggi che sono una consegna non solo per Venezia ma anche per noi, cristiani, uomini e donne di Chioggia che con Venezia condividiamo il mare e la laguna, la bellezza e la fragilità, l’arte e il lavoro.

Provo a sintetizzare attorno ad alcune frasi pronunciate dal Papa quanto vorremmo restasse dopo questa visita e si scolpisse nei nostri cuori.

Ore 8.15: «Oggi ricomincio». La prima parola il Papa l’ha consegnata alle detenute del carcere femminile della Giudecca e anche a tutti noi che nella vita abbiamo sbagliato. Chi non ha fatto errori? Non siamo in carcere, ma tutti portiamo delle ferite, tutti spesso diciamo: «Se tornassi indietro non farei quella cosa». Papa Francesco ha usato un’immagine molto bella: la speranza è come un ancora, ancorata nel futuro, e noi abbiamo tra le mani la corda. Possiamo sempre ripartire, ricominciare, rialzarci. La prima parola che risuona all’inizio di ogni nostra giornata potrebbe essere proprio questa: oggi ricomincio, oggi posso ripartire.

Ore 9: «Con i miei occhi». È il titolo del padiglione curato dalla Santa Sede alla biennale di Venezia. E papa Francesco ha parlato della bellezza, dello sguardo che Dio ha per noi e di quello che noi possiamo custodire verso tutto quello che ci circonda. «L’arte ci educa a uno sguardo non possessivo, non oggettivante, ma nemmeno indifferente, superficiale; ci educa a uno sguardo contemplativo». Il mondo ha bisogno di artisti e, aggiungo io, ha bisogno che tutti diventiamo artisti cioè persone dallo sguardo contemplativo che riconoscono il bello che c’è attorno a noi, nelle persone e nelle giornate che ci vengono donate. Chi inizia la giornata con una passeggiata sulla diga di Sottomarina o vede il tramonto sulla laguna può capire queste parole e custodire quello sguardo, lo sguardo di un artista, per tutta la giornata.

Ore 10: «Alzati e vai». L’incontro con i giovani che rappresentavano tutte le diocesi del nord-est è stato un momento spumeggiante, un dialogo vivace e intenso tra il Pastore e il suo giovane gregge partito quando ancora era buio per non mancare all’appuntamento. «Alzati perché sei fatto per il cielo … Guardati come Dio ti guarda e ti vede in tutta la bellezza di figlio amato … Alzati e prega Dio che ti faccia innamorare della vita e della tua vita … E se fai fatica lascia che sia il Signore a rialzarti … Alzati e aiuta chi incontri a rialzarsi … Alzati e resta in piedi … Alzati e vai per essere un dono per chi incontrerai … Alzati e vai per dare vita a una sinfonia di gratuità in un mondo che cerca l’utile; allora sarai rivoluzionario». I giovani hanno risposto con entusiasmo a questo invito del Pastore che è rivolto a tutti noi perché ogni giornata sia gioiosa, vissuta da innamorati, anzi da rivoluzionari.

Ore 11: «Rimanete in me e io in voi». A coronare la mattinata il commento al vangelo dove Gesù parla di sé come della vite e di noi come dei tralci (Gv 15,1-8). Il forte invito a rimanere uniti alla vite per portare frutto è risuonato in piazza San Marco come consegna alle nostre Chiese e a ciascuno di noi. Dio ha cura di noi e a noi è chiesto di custodire questo “dono inestimabile” del legame con la vite. «Il legame con Lui non imprigiona la nostra libertà ma, al contrario, ci apre ad accogliere la linfa dell’amore di Dio, il quale moltiplica la nostra gioia». E ancora: «Rimanere nel Signore significa crescere; sempre rimanere nel Signore significa crescere, crescere nella relazione con Lui, dialogare con Lui, accogliere la sua Parola, seguirlo sulla strada del Regno di Dio». Quella che potrebbe sembrare una riflessione tutta spirituale, il Papa l’ha tradotta a livello sociale pensando a Venezia ma anche alla nostra città: «Se oggi guardiamo a questa città di Venezia, ammiriamo la sua incantevole bellezza, ma siamo anche preoccupati per le tante problematiche che la minacciano: i cambiamenti climatici, che hanno un impatto sulle acque della Laguna e sul territorio; la fragilità delle costruzioni, dei beni culturali, ma anche quella delle persone; la difficoltà di creare un ambiente che sia a misura d’uomo attraverso un’adeguata gestione del turismo; e inoltre tutto ciò che queste realtà rischiano di generare in termini di relazioni sociali sfilacciate, di individualismo e solitudine». Credo che queste parole abbiamo toccato il cuore dei tanti sindaci e autorità presenti in piazza perché un applauso le ha evidenziate. Rimanere uniti alla vite sono parole rivolte a noi cristiani prima di tutto, chiamati a diventare costruttori di città a misura d’uomo, belle, fraterne, solidali, sensibili ai problemi e alle sfide di questo nostro tempo.

Ore 12: «Per le tante situazioni di sofferenza nel mondo». La preghiera del Regina Coeli, che ogni domenica è accompagnata dalle parole del Papa dalla finestra di piazza San Pietro, oggi si è levata al Padre da Venezia per giungere là dove le guerre uccidono la bellezza della vita, quella bellezza che Venezia rappresenta per tutto il mondo. Il Papa ha chiamato per nome solo alcune delle sofferenze del mondo: «Penso ad Haiti, dove è in vigore lo stato di emergenza … Penso alla martoriata Ucraina, alla Palestina e a Israele, ai Rohingya e a tante popolazioni che soffrono a causa di guerre e violenze. Il Dio della pace illumini i cuori perché cresca in tutti la volontà di dialogo e di riconciliazione». Un invito forte a sentirsi fratelli e sorelle di tutti quelli che soffrono, a portare nel cuore e nella preghiera la nostra umanità ricca e fragile proprio come Venezia. Nessuna giornata sia rinchiusa nelle nostre piccole cose, ma abbia sempre il respiro del mondo, quel mondo che Dio affida a ciascuno di noi.

Rileggendo queste parole del Papa mi sembra di cogliere quasi un vademecum per le nostre giornate, come se papa Francesco avesse voluto guidarci a viverle da cristiani che abbracciano ogni giorno come un dono da vivere in pienezza, ripartendo sempre di nuovo, con uno sguardo contemplativo, con l’entusiasmo di alzarsi e andare portando nel cuore il mondo intero. Il segreto per poter vivere così ogni giorno è l’invito a rimanere uniti alla vite per poter portare frutto. Noi veneti consociamo le viti; i tralci non sono semplicemente “attaccati” alla vite, a volte sono proprio “avvinghiati” ad essa come se temessero di perdere quel legame che per loro è la condizione per vivere.

Una brezza leggera ha accompagnato tutta questa mattinata; il sole si è fatto vedere, ma senza disturbare troppo per permetterci di gustare le parole del Papa e di sentirle come una carezza per la nostra vita e per il nostro cammino. La fatica di papa Francesco, i suoi spostamenti su una semplice carrozzina e la sua fragilità, hanno reso ancora più vere e significative le sue parole e la sua presenza.
Grazie papa Francesco, temevamo fosse una visita troppo breve, avremmo desiderato trattenerti di più tra noi, ma quanto ci hai donato è un tesoro prezioso che cercheremo di custodire perché cresca la vita e la vita cristiana in queste nostre terre e in particolare nella nostra laguna dove la bellezza ci stupisce e ci aiuta a gustare il dono di ogni giornata.

 

+ Giampaolo Dianin
Vescovo di Chioggia

Per il giorno sabato 2 marzo 2024, presso il Seminario Vescovile Diocesano, a partire dalle ore 20:00, è stata programmata una cena come occasione di presentazione ufficiale di Esperienza Missionela proposta missionaria diocesana che prenderà avvio – con un percorso formativo di quattro incontri – nel corso del mese di febbraio 2024.

Si tratta di un’occasione che si propone, da un lato, di condividere il significato profondo dell’esperienza missionaria e, dall’altro, una raccolta fondi finalizzata all’autofinanziamento della proposta di missione presso la parrocchia di Bwoga-Chioggia, in Burundi, nel corso della terza e della quarta settimana del mese di luglio 2024.

La Diocesi di Chioggia propone un percorso formativo in vista di un’eventuale esperienza missionaria in Africa, per vivere la quotidianità, l’annuncio e l’impegno dei missionari, confrontandosi con altre culture e condividendone la fede.

L’esperienza si svolgerà durante la terza e la quarta settimana del mese di luglio 2024 presso la parrocchia di Bwoga-Chioggia, in Burundi, dove operano le suore della Congregazione delle Serve di Maria Addolorata, e i giovani partecipanti avranno la possibilità di offrire un tempo di animazione, realizzare qualche lavoro nella scuola in costruzione – sostenuta anche con le offerte del tempo di Avvento della Caritas diocesana – e fare esperienza delle tradizioni locali.

Si tratta, quindi, di una proposta che arricchirà per primi i partecipanti ma che potrà anche diventare successivamente testimonianza e annuncio nelle comunità diocesane.

Ho accompagnato i nostri giovani a Lisbona con tanti sogni nel cuore, primo fra tutti, quello di poter iniziare con loro una pagina nuova della pastorale giovanile nella nostra diocesi.
Sono convinto che la pastorale giovanile non si fa “per” i giovani, ma è necessario pensarla e realizzarla “con” loro. L’opportunità di condividere una settimana insieme, di creare relazioni, fraternità, complicità, mi è sembrata un’occasione da non perdere. E così sono andato.
Sono stati giorni intensi: ci siamo avvicinati a Lisbona accompagnati dalla Parola e da alcune catechesi sulle domande di Gesù: «Che cercate?»; «Cosa vuoi che io faccia per te?». Poi abbiamo condiviso i giorni centrali a Lisbona col Papa e nel ritorno un’altra catechesi che ci ha accompagnato a elaborare quanto vissuto. Gesù chiede ai due discepoli di Emmaus in cammino: «Che sono questi discorsi che fate tra voi lungo il viaggio?».

Le risonanze condivise nel viaggio per tornare a casa sono state un bel regalo che hanno sottolineato la positività dell’esperienza nonostante la grande fatica e stanchezza che non è mancata. Condivido solo alcuni dei pensieri emersi dai nostri giovani che possono aiutare a capire quanto vissuto.

«In un mondo dove conta solo l’apparenza, Dio è riuscito a riunire un milione e mezzo di giovani»; «Porto a casa tanta speranza. Nella vita si cammina e non bisogna avere paura di cadere»; «Rialzarsi sempre accettando di non essere perfetti. L’ho visto nel volto dei giovani, nel sorriso e nella commozione dei volontari»; «Vivo un momento di confusione e ho sentito le parole di Gesù: “Cosa vuoi che io faccia per te?” Mi provoca tanto l’amore gratuito di Gesù. La Parola mi aiuta a mettere ordine nella vita e oggi mi dice: non mollare mai»; «La Chiesa è madre, c’è spazio per tutti, vicini e lontani, devoti e semplici. C’è un cammino per tutti»; «Le folle unite da Dio. E la parola “alzati” rivolta anche a me. La gioia di tutti ha fatto passare in secondo piano la stanchezza»; «Essere radici di gioia e far crescere piante di gioia. E il coraggio di testimoniare»; «La domanda “che cercate?” mi ha aiutato a mettere a fuoco fin da subito perché ero qui. Ci sono state tante condivisioni tra noi. Non si arriva mai nella vita. Pensavo di arrivare a mettere tutto in ordine e invece siamo sempre in cammino»; «Mi ha dato tanta forza e coraggio, ora vorrei provare a donare»; «All’inizio avevo tanti timori, alla fine sono venuta. È stato faticoso ma mi sono messa alla prova. Porto con me quell’alzati e cammina»; «Incredibile come un milione di giovani che non si sono mai visti prima, in un luogo nuovo, mi abbiano fatto sentire a casa. Come se quella folla di gente mi avesse abbracciata rendendomi parte di una vera e propria famiglia».

Sono solo alcune battute prese dalle tante risonanze condivise, ma credo esprimano bene il clima, la partecipazione, lo stupore, la gioia per quanto vissuto. È stato importante sentirsi accompagnati da tante persone che da casa ci hanno seguito e da tanti che ci hanno ricordato nella preghiera.

Una sfida non scontata è stata quella di mettere insieme gruppi diversi di giovani: quelli legati all’oratorio dei salesiani, quelli del Delta e di Cavarzere, l’Azione cattolica e gli scout. Confidiamo che questa salutare “contaminazione” possa continuare anche in diocesi, dove, pur rispettando le multiple appartenenze, siamo chiamati a camminare insieme almeno per alcune esperienze. Solo così un gruppo significativo di giovani potrà essere contagioso per altri giovani che potrebbero trovare una casa dove abitare, crescere e anche riscoprire la gioia del vangelo.

+ Monsignor Giampaolo Dianin
Vescovo di Chioggia


Testo tratto dall’edizione numero 32 del settimanale d’informazione diocesano ‘Nuova Scintilla’

 

Il “viaggio dell’eroe” è un modello di struttura narrativa particolarmente diffuso. Un modello di avventura in tre atti, che racconta un viaggio straordinario dell’eroe-protagonista. Ma più che di un viaggio esteriore, disseminato di ostacoli, pericoli, creature misteriose, avversari, si tratta del racconto di un viaggio interiore, che scandisce le tappe di un cambiamento, di una radicale evoluzione dell’eroe fino a portarlo a una dimensione e a una consapevolezza del tutto nuove.
E questo modello sembra perfetto per raccontare anche l’esperienza del pellegrinaggio diocesano che si è svolto tra martedì 1 e mercoledì 9 agosto per partecipare, a Lisbona, alla trentasettesima Giornata Mondiale della Gioventù. Un viaggio-pellegrinaggio – anche questo – in tre atti, che sicuramente ha costretto i partecipanti a mettersi alla prova soprattutto dal punto di vista fisico, ma che si è rivelato, prima di ogni altra cosa, un cammino di evoluzione della propria fede, un percorso di scoperta (o di ri-scoperta) della propria relazione con Dio.

Il primo atto si è svolto a Tarragona. Certo, non si tratta, per definizione, del “mondo ordinario” dei protagonisti. Tuttavia, era quasi inevitabile che i partecipanti tenessero stretto a sé quel proprio “mondo”, il proprio gruppo di riferimento, le persone conosciute, le proprie sicurezze, i propri amici, fino a quel deciso “richiamo all’avventura” dato dal vescovo Giampaolo.
Che cosa cercate? Cosa vuoi che io faccia per te?
Da un lato, quindi, il racconto del Vangelo di Giovanni sull’incontro di Gesù con i primi discepoli. L’invito ad andare, a vedere, a fermarsi, riflettendo su che cosa si cerchi oggi per la propria vita. Dall’altro, il racconto meraviglioso dell’incontro tra Gesù e Bartimeo. E una domanda che sorprende, una domanda che ribalta il pensiero comune, non indugiando su ciò che ciascuno può o deve fare per Dio ma sull’assunzione di una dimensione di responsabilità per la propria vita: “L’acquisizione della vista, per Bartimeo, equivale a un cambiamento radicale di prospettiva, dovendo smettere di essere del tutto dipendente da altri“.

Il secondo atto corrisponde alla parte fondamentale della storia. Un rincorrersi di prove, di alleati, di sorprese, di “nemici”, il tutto orientato verso la “prova centrale”, quella prova che, una volta superata, conduce l’eroe a una vera trasformazione.
E Lisbona non può che essere stata tutto questo. Un meraviglioso poliedro di colori, di volti, di voci, di silenzi. Quel “mondo speciale” che, fin dall’arrivo alla vicina São João dos Montes, ha continuato a sussurrare una parola: “Alzati”. Il ritrovo di una Chiesa viva, esultante, straordinariamente varia, ma tutta orientata all’incontro. All’incontro con papa Francesco, all’incontro con il Signore. Un incontro che, in occasione dei momenti centrali della Via Crucis, della veglia di preghiera e della celebrazione eucaristica, ha saputo mettere duramente alla prova. Ma che ha saputo anche rassicurare, consolare, commuovere, aiutare, sostenere, sorreggere.
Camminare” – ha invitato papa Francesco – “e, se si cade, rialzarsi; camminare con una meta; allenarsi tutti i giorni nella vita. Nella vita, nulla è gratis, tutto si paga. Solo una cosa è gratis: l’amore di Gesù! Quindi, con questo gratis che abbiamo – l’amore di Gesù – e con la voglia di camminare, camminiamo nella speranza, guardiamo alle nostre radici e andiamo avanti, senza paura. Non abbiate paura.

Infine, il terzo atto. Il ritorno. Se pur non proprio un ritorno a casa, ma una nuova tappa: Barcellona. Un tempo che ha trovato il suo punto più alto nella condivisione di ciò che si è vissuto, nel rendere disponibile agli altri una piccola parte di quella trasformazione che ha segnato l’intero viaggio. Un viaggio, però, che continua – che deve continuare! – quasi come l’imperfetta perfezione di una basilica che sembra non poter mai trovare un compimento.
Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi…
Le esperienze” – dopotutto – “per poter diventare significative, devono essere rielaborate“. E non si può non confidare davvero che questo viaggio-pellegrinaggio venga vissuto e rivissuto ancora, diffondendo con coraggio il messaggio che “occorre correre il rischio di amare, [perché] Gesù ci accompagna sempre”.

 

Daniele Boscarato
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

A partire dal mese di ottobre 2022, riprenderanno le proposte dei Gruppi Vocazionali “Il Mandorlo”, “Il Sicomoro” e “Il Cedro”: si tratta di una serie di appuntamenti che, rispettando una cadenza mensile nel corso dell’anno pastorale che prenderà ufficialmente avvio nelle prossime settimane, si svolgeranno – come regola generale – presso il Seminario Vescovile Diocesano, dalle ore 15:30.

Per la richiesta di informazioni, è possibile contattare don Giovanni Vianello, Direttore dell’Ufficio Diocesano Vocazioni (+39 349 291 4796), o, in alternativa, scrivere un messaggio di posta elettronica all’indirizzo ‘cdvocazionichioggia@gmail.com‘.

Ritorna, rinnovata, l’esperienza di Shemà – Chiamati a godersi la vita.
Tempo di ascolto della Parola, della vita dei testimoni, del Signore Gesù nell’Eucaristia, nella fraternità e nell’amicizia di coetanei giovani, che scoprono la bellezza dello stare insieme.

E chi ci prende per mano in questo cammino?

Maria, la giovane di Nazareth, che ha permesso a Dio di farsi come noi; Lei che decide, si alza e in fretta va a trovare la cugina Elisabetta.
Sarà l’occasione un venerdì al mese per prepararci a Lisbona 2023, per la Giornata Mondiale della Gioventù assieme a Papa Francesco.

 

Una storia ricca di meraviglie

La parola chiave che forse meglio può riassumere il campo vocazionale, che abbiamo vissuto alla fine dello scorso mese di agosto, è la parola ‘ricchezza’: ricchezza per quanto di bello abbiamo avuto l’opportunità di ammirare attorno a noi; ricchezza per le relazioni così significative, così genuine, che si sono strette tra tutti i partecipanti, dai più giovani ai più maturi; ricchezza per la straordinaria capacità … Continua a leggere Una storia ricca di meraviglie »

Si è svolta venerdì scorso, 13 maggio (commemorazione dell’Apparizione della Beata Vergine Maria a Lucia, Francesco e Giacinta a Fatima), presso il Duomo di San Mauro di Cavarzere, la Veglia Diocesana di Preghiera per le Vocazioni, organizzata dal Centro Diocesano Vocazioni e presieduta dal Vescovo Giampaolo.

La Veglia, sulla scia di quanto proposto dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni, ha avuto come tema principale “Fare la storia” e come testimone speciale proprio il nostro Vescovo, alla sua prima presenza a questo particolare momento di preghiera nella nostra Diocesi, che, forte dei molti anni trascorsi come accompagnatore dei seminaristi della Diocesi di Padova, ha portato la sua esperienza personale e condivisa di vocazione.

Parlando di vocazione molti ne vedono il compimento del progetto di Dio sulla vita di ognuno di noi. Il Vescovo, però ha preferito usare un termine diverso: la vocazione altro non è la ricerca, da parte dell’uomo, del sogno che Dio ha per ognuno. È Dio che ci chiama a scoprire e a vivere con lui ciò che egli sogna per noi e per la nostra felicità. Il nostro, infatti, non è un Dio che impone programmi o progetti che egli ha ideato. Il nostro Dio è un Dio che prende ognuno per mano e lo chiama alla ricerca della felicità piena e vera, sia essa nel ministero ordinato, in una speciale consacrazione o nella vita matrimoniale. Ogni vocazione, infatti, non si fa da sola, non si fa senza che ciascuno di noi ci abbia messo del proprio, poiché Dio ci ha voluto nella storia non come spettatori ma come protagonisti, cooperatori della sua opera perché possiamo dirla anche nostra.

Parlando poi di chiamata, il vescovo Giampaolo ha ripercorso quelle che sono le fondamentali chiamate dell’esistenza umana. La prima è la chiamata alla vita, prima e più grande vocazione, per la quale dobbiamo saper ricercare il modo di spendere al meglio l’immenso dono che abbiamo ricevuto. La seconda è la chiamata alla fede cristiana, ricevuta mediante il sacramento del Battesimo, dalla quale poi scaturiscono le altre grandi chiamate dell’uomo. La vocazione coniugale, per la quale gli sposi sono chiamati a essere nella Chiesa e nel mondo testimoni del dono della vita e dell’amore che hanno celebrato. E infine tutte quelle chiamate di speciale consacrazione a Dio, da quella alla vita virginale, passando per quella alla consacrazione particolare e arrivando fino al dono totale della propria vita per gli altri nel ministero ordinato, a imitazione di Gesù Cristo.

Proprio in riferimento al tema principale della Veglia, il Vescovo Giampaolo ha evidenziato come la chiamata all’ordine presbiterale sia appieno un modo per “fare la storia”. La vocazione al sacerdozio, infatti, si inserisce nella storia di chi riceve questa speciale chiamata e diviene una via per fare una storia nuova, dove la volontà del Signore – amare – si fa, nel senso transitivo del verbo fare. Nella vita di un prete, infatti, la volontà di Dio, dapprima in via di realizzazione, cresce e matura all’interno di una comunità che non deve mai smettere di pregare il Padrone della messe perché mandi nuovi operai alla sua messe e perché mantenga santi e ferventi nella fede quelli che hanno già intrapreso questo cammino.

Al termine della veglia, dopo aver ringraziato il coro di Ca’ Bianca che ha animato questo intenso momento di preghiera assieme al suono della cetra di alcune suore del Santo Volto e tutti i numerosi fedeli partecipanti, don Giovanni VianelloDirettore dell’Ufficio Diocesano Vocazioni – ha ricordato i prossimi appuntamenti per i gruppi vocazionali della nostra Diocesi e, in particolare, il campo estivo nei luoghi di Santa Caterina da Siena e degli altri testimoni di fede delle terre toscane.

Daniele Mozzato
Centro Diocesano Vocazioni

Shemà (Chiamati a godersi la vita): settimo appuntamento

"Volete andarvene anche voi?" (Gv 6, 67)

Nella serata di venerdì 8 aprile 2022, come da tradizione presso il Monastero “Cuore Immacolato di Maria” di Porto Viro (RO), si è tenuto il settimo appuntamento della proposta diocesana Shemà (Chiamati a godersi la vita). A partire dall’episodio raccontato nel Vangelo di Giovanni (Gv 6, 60-69), il Prof. Piergiorgio Bighin ha affrontato il tema della libertà, filo conduttore del percorso per l’Anno Pastorale 2021-22. … Continua a leggere Shemà (Chiamati a godersi la vita): settimo appuntamento »