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Tu sei bellezza

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Qual è il sogno che Dio ha per me? Per me, sì, proprio per me… E, ancora prima, perché Dio dovrebbe sognare di me, della mia esistenza, della mia vita? Sono davvero meritevole del suo sguardo, della sua “attenzione”? Una domanda, la prima, che si è inserita con forza nelle fasi iniziali del campo vocazionale. Sebbene non si tratti di una domanda “nuova” per la … Continua a leggere Tu sei bellezza »

L’équipe della Pastorale Vocazionale diocesana propone, quest’anno presso l’Unità Pastorale Navicella-San Michele Arcangelo di Chioggia, una settimana (da domenica 14 a domenica 21 aprile) di sensibilizzazione e preghiera sul tema vocazionale.

La parola ‘vocazione’ potrebbe apparirci ormai desueta o riguardante solo alcune categorie (di solito, sacerdoti e consacrate/i), sebbene in realtà riguardi tutti i battezzati ed esprima il disegno di Dio per ciascuno di noi. Vocazione è infatti donare la propria vita accogliendo e intrecciando con gioia due sogni: quello di Dio e quello nostro, che mai si contraddicono.

La settimana vocazionale, che avrà come titolo “Creare Casa” (ChV, 217), vuole essere un momento di condivisione di testimonianze vocazionali, che aiutino a guardare la vita nel suo svolgersi cristianamente. Il poliedro di vocazioni – dono di Dio – è una ricchezza per la chiesa e per il mondo ed è bello poterle narrare sempre per il bene di tutti e per illuminare la strada dei più giovani.
La stessa Veglia Diocesana di Preghiera per tutte le Vocazioni, che si svolgerà giovedì 18 aprile, alle ore 21:00, presso la chiesa della Beata Vergine Maria della Navicella, metterà in luce il dono di una particolare storia vocazionale. Alla preghiera siamo tutti invitati, in particolare i giovani.

“Creare Casa”, infine, è anche il tema della 61^ Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che quest’anno si celebrerà domenica 21 aprile. Tutti i sacerdoti e gli animatori liturgici sono chiamati a dare particolare rilievo a questa Giornata invitando i fedeli alla preghiera.
Il tema suggerisce un invito per le nostre comunità, ossia cercare di creare spazi possibili di accoglienza perché ciascuno possa far crescere e coltivare la propria vocazione.

 

Don Giovanni Vianello
Direttore dell’Ufficio Diocesano Vocazioni

In ognuno di noi c’è sempre quella voglia nascosta di lasciarsi sorprendere dalla vita, da quel Cammino che è stato sognato su misura per noi dal Signore che, a volte, ci scombussola i piani.
Così è successo a me quando ho deciso di accettare la proposta di partecipare al Campo Vocazionale (dal 28 agosto al 2 settembre), un’esperienza che non avevo previsto ma che mi ha arricchito di tanti incontri inaspettati, di testimonianze che hanno aperto in me domande, curiosità e momenti di riflessione.
Abbiamo vissuto con le ragazze e i ragazzi giornate molto intense in cui abbiamo incontrato e ascoltato testimoni della fede nella poliedricità delle vocazioni. Mi ha colpito quanto emergeva in tutte le storie, come ogni strada fosse sempre illuminata dal rapporto di amicizia con Gesù.

Nell’incontro con le suore Carmelitane Scalze di Bologna, nel quale abbiamo conosciuto suor Veronica e suor Teresa Benedetta, le monache di clausura hanno interagito con noi restando dietro la ‘grata’ e comunicandoci tutta la loro gioia di dedicarsi a Gesù e di custodire la loro vita in quella casa. Questa ‘grata’ quindi è per loro segno di custodia della preghiera e non di distacco dal mondo, come rispecchiava la loro viva testimonianza.
Mentre parlavano della loro vita e della loro vocazione, ho notato quanto fossero piene di gioia, sempre con un volto lieto e questo mi ha fatto riflettere. Per suor Veronica, ad esempio, la vocazione non è stata chiara fin da subito, ma frutto di anni di lotta interiore prima di pronunciare il suo “Sì”. L’altra cosa sorprendente che ho scoperto è che la vita in clausura non è distante e limitante come si potrebbe immaginare bensì un luogo dove nella preghiera si possono raggiungere tutte le persone nel mondo, come ci ha testimoniato suor Teresa Benedetta. La vera libertà non sta nel poter fare tutto ciò che si vuole, ma nel liberare il cuore da ciò che lo blocca per potersi donare a un amore più grande.

Un altro momento per me significativo è stata la giornata trascorsa all’Opera Padre Marella, sacerdote originario della diocesi di Chioggia, insegnante presso il nostro seminario vescovile e poi emigrato a Bologna. L’Opera si occupa di accogliere le persone più fragili, offrendo supporto nella povertà e costruendo una prospettiva di rinascita, lavorando sulle potenzialità di ciascuno, favorendo l’indipendenza. Forse ho prestato più attenzione alla figura di Padre Marella e ai collaboratori dell’Opera perché era il centro tematico del campo vocazionale e, nonostante provenisse dalle nostre zone, non ne avevo mai sentito parlare. In particolare, di lui mi ha colpito la semplicità con cui viveva, la sua carità incondizionata verso i ragazzi, i giovani e i bisognosi, la sua obbedienza alla Chiesa e la sua umiltà, anche nell’accettare la sospensione a divinis.
L’esempio di Padre Marella e l’impronta che lui stesso ha lasciato a chi oggi lavora all’Opera, seguendo lo spirito “Caritas Christi urget nos”, mi fa pensare a una frase che spesso è stata ripetuta durante il campo e che può essere di grande ispirazione: “Gesù è vivo e continua ad attirare le persone”.

Ci sarebbero ancora tante cose da raccontare di questo campo: tante emozioni e tante sensazioni, che possiamo riassumere nel versetto “Cristo ci ha liberati per la libertà” (Gal 5,1), frase che è stata il filo conduttore del campo. All’inizio questa frase mi sembrava quasi incomprensibile ma dopo questa esperienza, ha acquisito un nuovo significato nella mia vita. Forse la chiave sta proprio nella libertà di lasciarsi amare da Gesù.

 

Anna Gobbo
Giovane del Gruppo Vocazionale “Il Cedro”

“Un meraviglioso poliedro”

La giornata mondiale delle vocazioni non mette a tema solo le vocazioni al presbiterato o alla vita consacrata, anche se queste particolari chiamate ci stanno tanto a cuore. La Chiesa in questa giornata invita tutti i cristiani a rileggere la loro vita come risposta a una chiamata del Signore. Preti, consacrati e consacrate, sposi e missionari, battezzati impegnati nella vita pubblica. Quest’anno papa Francesco nel … Continua a leggere “Un meraviglioso poliedro” »

Gli astronomi dicono che l’universo è in espansione, eppure la cosa strana è che non ne percepiamo l’evoluzione, almeno non nell’immediato. Come un fiore che sboccia, così è lo spazio dell’universo che si allarga. È difficile anche immaginarlo questo universo senza ‘infinito’ e in allargamento.

Anche la vita di ciascun uomo e ciascuna donna nello stato iniziale è percepibile a pochi: dapprima solo alla madre, poi al padre, ai famigliari, agli amici, fino a diventarne un segno visibile a tutti. In seguito al concepimento, sarà la nuova vita, nello scorrere del tempo, ad allargare il raggio delle proprie importanti relazioni che arricchiscono l’esistenza e la rendono un valore per molti. Oggi poi, parlare di relazioni implica anche uno sguardo su quella realtà del mondo virtuale che tanto reale risulta ai più giovani che costruiscono veri e propri intrecci relazionali che non hanno confini geografici e che si allargano a continue possibilità.

Insomma, l’universo è in espansione, la vita è un arricchirsi di relazioni, cosa può dare in più la dimensione della propria vocazione? Questa sembra non aggiungere nulla a tutto il mondo di relazioni, di affetti, che già abbiamo. Invece, la scopriamo come un venire alla luce, come un’espansione di qualcosa che ci abita fin dall’origine della nostra esistenza, come una vera espansione, non fuori di noi, ma primariamente dentro il nostro cuore, dentro la vita che ci abita, dentro al nostro essere, in quella vita ‘interiore’, quella abitata dallo Spirito che ci è dato in dono nel Battesimo, in quella dimensione che si chiama coscienza, desiderio, volontà, spirito, vita. L’esistenza viene delineata dalla vocazione, ossia sente che è chiamata a una gioia più grande e duratura, sente che qualcosa la sta dirigendo, svegliando, spingendo, verso nuovi orizzonti, che si scoprono più luminosi per la propria storia, inaspettatamente più profondi all’animo nostro perché hanno la misura della gratuità, della carità, dell’amore, la misura di quell’espansione umana e divina avvenuta nella risurrezione di Cristo e donata a tutti coloro che credono in Lui.

Ogni uomo e ogni donna che s’incammina lungo la strada della propria vocazione comincia a espandersi nelle virtù cristiane che rendono le dimensioni umane più belle e più utili al mondo. Ogni uomo e ogni donna, se innestati in questo punto di esplosione, che a volte avviene in un percorso semplice e lineare, altre può avvenire grazie a un incontro particolare che piano a piano fa crescere in cuore una passione per il vangelo e per gli uomini, non può che fare della propria vita un dono continuo, come ci testimoniano i santi. La vocazione è la perla preziosa, è accogliere la possibilità che la vita si svolga, si declini, si consumi, in mille risvolti, ma sempre per Gesù. La vocazione è l’esplosione dell’amore che il risorto ha donato alle nostre povere esistenze e che ciascuno sente di dover riversare a Lui attraverso l’amato o l’amata della vita, oppure in una totale dedizione a Dio e ai fratelli nella verginità. Se la vita ci è data per vivere da figli di Dio, la vocazione ci spinge a rinvigorire, quotidianamente e nella modalità pensata per noi, quella fede che Cristo ci ha donato e che ci spinge a testimoniare agli altri il suo regno.

“Un meraviglioso poliedro” è il tema della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni ed è proprio questo che avviene quando ci guardiamo tutti e ci scopriamo missionari di quell’unica esplosione che lo Spirito Santo continua a far ardere nei nostri cuori. Avviene un vero riflesso della sua luce, un bell’intreccio di colori e forme che espandono quell’unica Luce che nella storia ne riflette le sfumature di salvezza.

Vorremmo che questo raggio di luce fosse accolto da tutti, vorremmo fossero tanti i giovani e le giovani a sentire esplodere in cuore il fuoco divino, a custodire quel ‘roveto ardente’ che è dato in dono. Anche le braci smorte riprenderebbero a divampare fortemente.

È bello scoprire la vocazione come il manifestarsi in noi di una “espansione” della vita, come una “esplosione” che ci mette in relazione profonda con chi ci sta accanto, una relazione originale che rispetta la storia di ciascuno e ne diviene trama dentro la quale Dio pian piano si rivela e conduce a conoscerlo e ad accoglierlo nella sua singolare amicizia. È bello anche rendersi conto che la propria storia è intrecciata da altre storie, vite esplose – più o meno – altrettanto belle e uniche. Ogni vocazione, poi, esiste dentro un fiume di esistenze piene di senso e verità che hanno permesso che tutto ciò accada. Questo fiume è l’insieme di battezzati che vivono, come possono, la loro esistenza come vocazione, come chiamata, come scoperta di ciò che rende la vita più bella e più vera e cercano di comunicarlo agli altri con dono gratuito.

I Battezzati sono questo fiume dove si perpetua l’alleanza d’amore tra Cristo e la Sposa, quindi con ogni uomo e ogni donna che ne costituisce il Corpo Mistico. La secolare tradizione della Chiesa, poi, suggerisce anche vie vocazionali chiare, seppur sempre reinterpretate lungo i secoli e rinvigorite dalla fantasia dallo Spirito che tutto rinnova.

Mi riferisco alle vocazioni alla vita sponsale, alla consacrazione o al ministero ordinato. Sono strade che manifestano la possibilità di un compimento della vita dentro una via di senso riconosciuto e scoperto vero e prezioso per sé e per gli altri. Diventano possibilità di vivere la vita donandosi sempre e comunque dentro tutti i meandri della propria storia e di quella del mondo. Ciascuna di queste sono l’una per l’altra fonte di arricchimento, sfumature di quella verità che Dio in Gesù ci ha rivelato: il suo amore per tutti gli uomini. Per te e per me. Dio, come una madre e un padre, continuamente ha cura di noi e non ci abbandona, anzi, ci arricchisce di molteplici segni del suo amore suscitando continuamente chiamati a vivere di Lui e a testimoniarne la sua presenza in questo mondo e la sua sete di noi tutti finché giungiamo nel seno del Padre dove circola, ha origine e si espande il suo regno d’amore.

Tutte le vocazioni vivono tra loro una feconda circolarità divenendo ciascuna riflesso per le altre di quel dono d’amore che Dio ha donato alla sua Chiesa. È passato il tempo in cui si concepivano alcune vocazioni come ‘superiori’ rispetto alle altre (perché più vicine a Dio). Oggi comprendiamo che si può crescere reciprocamente e questo rende bella l’esistenza particolare di ciascuno.

La vocazione oltre a esser un’espansione interiore dell’uomo che risponde a una chiamata di Dio, è anche un’esplosione che non avrà fine, sia personalmente che storicamente, perché continuerà a manifestarsi lungo la storia dell’universo quell’unico “amore che move il sole e l’altre stelle” e tutto espande.

 

Don Giovanni Vianello
Direttore dell’Ufficio Diocesano Vocazioni

Partecipando al Convegno Nazionale Vocazioni, mi ha particolarmente provocato la lectio biblica proposta nel pomeriggio del primo giorno di lavori da Barbara e Stefano Rossi, collaboratori dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della CEI. La coppia di sposi ci ha aiutati a immergerci con più profondità nelle due annunciazioni dei Vangeli del tempo di Natale, la prima quella a Maria (Lc 1, 26-38) e la seconda quella rivolta, invece, a Giuseppe (Mt 1, 18-25): due “sì” differenti, ma entrambi proiettati ad accogliere Gesù, fine al quale sono rivolte tutte le vocazioni.

La vocazione di Maria si realizza nel “qui e ora” che ella sta vivendo e non è solo per lei, ma è anche e soprattutto per altri (il Vangelo stesso, a sottolineare ciò, colloca l’annunciazione nel sesto mese di gravidanza di Elisabetta). Come il “sì” di Maria, quindi, anche i nostri personali “sì” non devono essere vissuti esclusivamente per noi ma all’interno di una rete di relazioni. Ogni chiamata è quindi per la comunità: non per una auto-realizzazione personale, ma per il bene di tutti. In questo “tutti” però non possiamo includere solo le nostre relazioni più prossime: la vocazione si inserisce in una storia più ampia, pur partendo dalla storia personale, indipendentemente da quanto essa sia inadeguata ai nostri occhi rispetto a quello che Dio ci chiama a essere. Nella vocazione Dio, infatti, ci consegna il suo stesso sogno – come fu per Maria e Giuseppe – e ci chiede di dargli fiducia perché Egli stesso si fida di noi.

Dall’altra parte, la vocazione di Giuseppe ci dice che quando il Signore chiama sconvolge i nostri piani. Questo spesso ci turba, ma saper stare in questo turbamento testimonia la veridicità della nostra chiamata e dice che essa è mezzo per sentirci amati da Dio (condizione necessaria per saper amare). Proprio in virtù di questo sentirci amati, la vocazione ci spinge ad andare oltre le norme e le nostre personali convinzioni. Andare oltre significa non fermarsi al sentirci “a posto” ma arrivare a percorrere la strada che Dio ha voluto, scelto e tracciato per ognuno noi.

Ecco che ogni chiamata diventa motivo per non rimanere spettatori passivi ma per mettersi in movimento, come Maria, come Giuseppe. L’atteggiamento deve essere quello “contempl-attivo”: non è sufficiente unicamente contemplare il mistero che abita ogni annunciazione, ogni vocazione, ma occorre rispondere attivamente. La risposta attiva non sempre è facile, non sempre è immediata, ma se impariamo a spezzettare il tempo saremo in grado di portare a compimento il desiderio di Dio per noi.

 

Daniele Mozzato
Seminarista del primo anno

Si è svolta venerdì scorso, 13 maggio (commemorazione dell’Apparizione della Beata Vergine Maria a Lucia, Francesco e Giacinta a Fatima), presso il Duomo di San Mauro di Cavarzere, la Veglia Diocesana di Preghiera per le Vocazioni, organizzata dal Centro Diocesano Vocazioni e presieduta dal Vescovo Giampaolo.

La Veglia, sulla scia di quanto proposto dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni, ha avuto come tema principale “Fare la storia” e come testimone speciale proprio il nostro Vescovo, alla sua prima presenza a questo particolare momento di preghiera nella nostra Diocesi, che, forte dei molti anni trascorsi come accompagnatore dei seminaristi della Diocesi di Padova, ha portato la sua esperienza personale e condivisa di vocazione.

Parlando di vocazione molti ne vedono il compimento del progetto di Dio sulla vita di ognuno di noi. Il Vescovo, però ha preferito usare un termine diverso: la vocazione altro non è la ricerca, da parte dell’uomo, del sogno che Dio ha per ognuno. È Dio che ci chiama a scoprire e a vivere con lui ciò che egli sogna per noi e per la nostra felicità. Il nostro, infatti, non è un Dio che impone programmi o progetti che egli ha ideato. Il nostro Dio è un Dio che prende ognuno per mano e lo chiama alla ricerca della felicità piena e vera, sia essa nel ministero ordinato, in una speciale consacrazione o nella vita matrimoniale. Ogni vocazione, infatti, non si fa da sola, non si fa senza che ciascuno di noi ci abbia messo del proprio, poiché Dio ci ha voluto nella storia non come spettatori ma come protagonisti, cooperatori della sua opera perché possiamo dirla anche nostra.

Parlando poi di chiamata, il vescovo Giampaolo ha ripercorso quelle che sono le fondamentali chiamate dell’esistenza umana. La prima è la chiamata alla vita, prima e più grande vocazione, per la quale dobbiamo saper ricercare il modo di spendere al meglio l’immenso dono che abbiamo ricevuto. La seconda è la chiamata alla fede cristiana, ricevuta mediante il sacramento del Battesimo, dalla quale poi scaturiscono le altre grandi chiamate dell’uomo. La vocazione coniugale, per la quale gli sposi sono chiamati a essere nella Chiesa e nel mondo testimoni del dono della vita e dell’amore che hanno celebrato. E infine tutte quelle chiamate di speciale consacrazione a Dio, da quella alla vita virginale, passando per quella alla consacrazione particolare e arrivando fino al dono totale della propria vita per gli altri nel ministero ordinato, a imitazione di Gesù Cristo.

Proprio in riferimento al tema principale della Veglia, il Vescovo Giampaolo ha evidenziato come la chiamata all’ordine presbiterale sia appieno un modo per “fare la storia”. La vocazione al sacerdozio, infatti, si inserisce nella storia di chi riceve questa speciale chiamata e diviene una via per fare una storia nuova, dove la volontà del Signore – amare – si fa, nel senso transitivo del verbo fare. Nella vita di un prete, infatti, la volontà di Dio, dapprima in via di realizzazione, cresce e matura all’interno di una comunità che non deve mai smettere di pregare il Padrone della messe perché mandi nuovi operai alla sua messe e perché mantenga santi e ferventi nella fede quelli che hanno già intrapreso questo cammino.

Al termine della veglia, dopo aver ringraziato il coro di Ca’ Bianca che ha animato questo intenso momento di preghiera assieme al suono della cetra di alcune suore del Santo Volto e tutti i numerosi fedeli partecipanti, don Giovanni VianelloDirettore dell’Ufficio Diocesano Vocazioni – ha ricordato i prossimi appuntamenti per i gruppi vocazionali della nostra Diocesi e, in particolare, il campo estivo nei luoghi di Santa Caterina da Siena e degli altri testimoni di fede delle terre toscane.

Daniele Mozzato
Centro Diocesano Vocazioni

Vocazione. A sentire questa parola qualcuno potrebbe pensare a qualcosa del proprio passato o, più in generale, soltanto a qualcosa che interpellava la gente di qualche tempo fa; qualcun altro invece potrebbe immaginare un futuro tanto desiderato: donarsi totalmente nella vita matrimoniale, oppure sacerdotale, oppure consacrata, o ancora missionaria, e chissà quante altre declinazioni si potrebbero elencare. Certo, la vocazione è qualcosa che ha a che fare con la vita, sicuramente del passato e anche del futuro, ma ciò che lega tutta la storia personale e comunitaria è che ciascuno è chiamato nel presente a fare la storia.

È proprio questo il titolo della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni di quest’anno, che si svolgerà domenica 8 maggio: “Fare la storia” (FT 116). E sarà anche il tema che ci accompagnerà nella Veglia Diocesana per le Vocazioni, che si svolgerà nella parrocchia di San Mauro a Cavarzere il 13 maggio alle ore 21:00 e alla quale tutti siamo invitati a partecipare.

“Fare la storia” non è parte di un tempo o del futuro, ma del presente. Siamo chiamati a spendere la vita oggi, è una responsabilità che ciascuno può coltivare giorno dopo giorno rispondendo a Cristo, il vivente che interpella ogni istante e chiede: “Mi ami tu? Mi ami tu più di ogni altra cosa?”, allora “Vieni e seguimi”. Ogni volta ci troviamo a dare risposta a questa domanda, non ci scopriamo più soli. Se disponibili a Dio, Cristo fa comunione con noi e ci dona d’essere più fratelli e solidali con tutti.

In questo sito, possiamo trovare dei materiali utili all’animazione vocazionale nelle nostre comunità (sezione ‘Materiali Animazione Vocazionale‘): una proposta di Rosario, delle preghiere dei fedeli, alcune schede per aiutare la riflessione con i bambini e ragazzi del catechismo, il collegamento con il sito dell’Ufficio Nazionale per proposte ad adulti.

Il Vescovo Giampaolo qualche tempo fa, in un incontro del clero, ha sollecitato tutti i sacerdoti a diventare animatori vocazionali nelle proprie comunità. È un’occasione per fare storia nelle comunità, magari insieme agli operatori pastorali. Grazie di cuore a quanti continuano a pregare partecipando alle veglie mensili per le vocazioni (nei vicariati o nelle parrocchie dove vengono proposte) o attraverso l’adesione al Monastero Invisibile; grazie a quanti continuano a operare perché ogni seme trovi terreno buono dove crescere, attraverso proposte precise o l’accompagnamento personale. A tal proposito il Centro Diocesano Vocazioni, anche per quest’anno, propone un campo estivo rivolto a ragazze e ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 18 anni, dal 22 al 27 agosto, a Siena e dintorni.

 

Don Giovanni Vianello
Direttore Ufficio Diocesano Vocazioni

“Circondati da una moltitudine di testimoni”

Proposta di 'Monastero Invisibile' per l'Anno Pastorale 2021-22

Il ‘Monastero Invisibile‘ vuole essere una catena di preghiera che risponde al comando del Signore “Pregate il padrone della messe perché mandi operai […]”, coinvolgendo il più possibile tutte le persone di fede che, da ogni parte e in qualsiasi condizione di vita, vogliano offrire un’ora al mese (o del tempo a propria scelta) per questa grande causa. Questo percorso di preghiera si propone come … Continua a leggere “Circondati da una moltitudine di testimoni” »

Continua il cammino

Centro Diocesano Vocazioni (Anno Pastorale 2021-22)

Riparte da ottobre il cammino per le ragazze e i ragazzi del gruppo vocazionale. E, dopo i primi tre anni del Gruppo “Il Sicomoro”, è giunto il momento di articolare il percorso in tre esperienze diversificate, sia per il crescente numero dei partecipanti sia per proporre itinerari più adeguati all’età: 1. Il Mandorlo è una proposta per preadolescenti (dagli 11 ai 13 anni). Un ramo … Continua a leggere Continua il cammino »