Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Penso agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini… Sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari e che vanno accolti.
Le parole di Papa Francesco, pronunciate al termine dell’Angelus di domenica 27 febbraio 2022, hanno concluso il momento di ascolto e di riflessione previsto nel corso della tradizionale Veglia di Preghiera per tutte le Vocazioni che si è tenuta il giorno giovedì 10 marzo 2022, presso il Seminario Vescovile beato Olinto Marella.
Un momento di preghiera iniziato con la presentazione della figura dell’uomo che, grato a Gesù per la guarigione dalla lebbra, decide di tornare indietro, di tornare da Lui per ringraziarlo. Un uomo, un samaritano, uno straniero. L’unico tra i guariti a rendere grazie per la grazia ricevuta in un modo semplice e umano. L’autenticità di una gratitudine che evolve e sfocia in gratuità, nella dimostrazione piena di come il messaggio di perdono e di salvezza di Gesù sia diventato il messaggio di ogni donna e di ogni uomo, di ciascuno di noi.
La vocazione nasce e matura con la riconoscenza: la gratitudine è il terreno privilegiato della chiamata. Il “grazie” del lebbroso non è solo un atto di riconoscenza per il dono ricevuto. La sua gratitudine nasce dalla scoperta di essere amato e perciò vuole ricambiare con il suo amore l’amore del Signore. Quando si riconosce di essere oggetto di amore incondizionato, scopre di essere guardato e scelto da Dio. Da quel momento non può restare muto e il suo cuore non può più essere chiuso. Anzi, la sua vita diventa una gioiosa corsa per abbracciare il donatore e mettersi al suo servizio. L’esperienza autentica della riconoscenza ci fa sempre tornare alla sorgente del dono. È nel Signore che ciascuno riconosce l’origine di ogni vero bene e per lui si rende disponibile a offrire la sua vita per gli altri.
(dal sussidio Grazie perché, a cura dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni – CEI)