Di ritorno dall’esperienza missionaria in Burundi, ho fatto posto in valigia anche per una stoffa ricamata a mano da alcune donne del posto che ci è stata regalata da Suor M. Celeste, superiora della comunità “Mater Misericordiae”, e dalle sue consorelle. Oltre alla bellezza dei ricami, mi ha colpito molto la scritta che occupa la posizione centrale nel rettangolo di stoffa: “Maison shalom”, casa di pace. E tra me e me mi sono subito detto che proprio questa poteva essere una efficace espressione di sintesi dell’esperienza che abbiamo vissuto a Bwoga Chioggia e, in particolare, dell’accoglienza che ci hanno riservato non solo le suore ma, più in generale, chiunque abbiamo incontrato durante i giorni della nostra permanenza in quella che mi sento di poter definire la terra benedetta del Burundi.
Ho respirato ovunque un profondo senso di pace e gioia vera proprio perché mi sono sempre sentito accolto, ospitato e, a dirla tutta, anche coccolato. Certo in Africa – e in Burundi, in particolare – non manca la povertà di tanti tipi, in primis quella materiale, ma di sicuro non si può dire che il popolo burundese non sia “ricco” nel vivere le relazioni appieno, anche con il diverso, anche con chi viene da lontano, anche con i muzungu – gli uomini bianchi.
La stessa “ricchezza” portatrice di pace l’ho trovata anche nei più piccoli, con i loro occhi pieni di gioia e di tanta voglia di vivere la vita bella che tutti loro meritano. Proprio con i bambini ho vissuto l’esperienza che mi ha provocato di più: partendo per il Burundi, infatti, ho dovuto lasciare l’animazione estiva della mia parrocchia di servizio ma, per quella che potrei definire una Dio-incidenza (una coincidenza voluta da Dio), mi sono ritrovato a vivere la stessa esperienza nel cortile della missione sulla collina di Bwoga. Qui, però, ho da subito notato come quei piccoli dagli occhi che ti incantano sapessero godere appieno anche del poco che gli veniva offerto quando noi, nelle nostre realtà, non sappiamo più cosa inventarci per attrarre e coinvolgere bambini, ragazzi e giovani. Allora mi chiedo: sono loro i poveri o siamo noi che stiamo vivendo in una povertà che ci toglie la pace e della quale fatichiamo ad accorgerci?
Lascio aperta per voi lettori, ma anche e soprattutto per me, questa provocazione che mi sono
portato a casa dalla terra del Burundi, quella terra benedetta che è casa di pace.
Daniele Mozzato
Seminarista