Burundi, 18 luglio-3 agosto 2024

Ingata

Breve riflessione sull'esperienza missionaria proposta dalla Diocesi di Chioggia per l'estate 2024

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“Signore, cosa mi vuoi dire attraverso questa esperienza?”

La domanda che ci era stata posta dal Vescovo Giampaolo prima della partenza è una domanda che apre il cuore e la mente a ciò che si è vissuto. Una richiesta che, in questo caso, non può che implicare sé stessi nella propria interezza, nella propria complessa totalità. È una sensazione del tutto simile a quella del risveglio da un sogno estremamente coinvolgente oppure a quella del riemergere in superficie dopo un tempo di apnea.

“Signore, cosa mi vuoi dire attraverso questa esperienza?”

Di fatto, a pochi giorni dal rientro, ancora non lo so. O, per lo meno, credo di non riuscire a distinguerne dei contorni nitidi, ben definiti, non riconoscendo del tutto in me la possibilità di indossare le lenti adatte per rivedere, per riguardare, per focalizzare.
E così, chiudendo anche solo per un attimo gli occhi, sembra farsi strada il suono discreto di un saluto di pace appena sussurrato. Il boato di un colpo di tamburo che riverbera dentro il corpo, che lo attraversa fino ad arrivare alla superficie delle mani e dei piedi, quasi sempre velata da una sottile patina di terra, rossa come il tramonto, rossa come il fuoco. E ancora un canto, una danza, una preghiera, una parola ricercata, una drammatizzazione…

“Signore… Signore, cosa mi vuoi dire attraverso questa esperienza?”

Forse, semplicemente, che Tu ci sei. Sì, che Tu ci sei perché Tu sei vita. Una vita anche brulicante, pulsante, profondamente diversa dalla vita e dalla realtà che ho sempre abitato. E che io, cieco che crede di poter guidare un altro cieco, non sono stato chiamato a giudicare e sono profondamente lontano dal poter capire. Ma sono stato chiamato – questo sì – a vivere, a vivere pienamente, a dare valore a una vita che ho avuto l’opportunità unica di scoprire, di supportare, di abbracciare e, per un brevissimo tratto, di condividere.

 

Daniele Boscarato
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

EM Immagine Articolo Ingata


Ingata è uno strumento utilizzato per consentire (e/o rendere più agevole) il trasporto di grossi pesi caricati sulla testa e, in senso figurato, può richiamare i temi della condivisione, della compartecipazione, della corresponsabilità: “Il trasporto in Burundi, sulla testa o con le biciclette, è un’attività molto generalizzata che richiede molto controllo ed equilibrio e lascia meravigliati gli stranieri che si chiedono come sia possibile condurre con tale dignità e fermezza dei carichi così pesanti ed ingombranti.” (fonte: https://www.amahorongozi.org/espressioni-e-parole-per-conoscere-meglio-il-burundi/)