Assisi (PG), 8-13 agosto 2024

Tu sei bellezza

Breve risonanza dall'esperienza di Campo Vocazionale 'Non di solo pane vive l'uomo' proposta dal Centro Diocesano Vocazioni

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Qual è il sogno che Dio ha per me?

Per me, sì, proprio per me… E, ancora prima, perché Dio dovrebbe sognare di me, della mia esistenza, della mia vita? Sono davvero meritevole del suo sguardo, della sua “attenzione”?
Una domanda, la prima, che si è inserita con forza nelle fasi iniziali del campo vocazionale. Sebbene non si tratti di una domanda “nuova” per la pastorale vocazionale diocesana. Infatti, poco più di due anni fa, in occasione della Veglia diocesana di preghiera per tutte le vocazioni, era stata suggerita dal Vescovo Giampaolo per modellare una definizione di vocazione. Un richiamo alla vocazione (o alle vocazioni) come la ricerca di un’intera vita di intrecciare i filamenti della propria esistenza di creatura con quelli sognati, e tesi, dal Creatore.

Un sogno. Un disegno. Un progetto. Parole diverse, quindi, per descrivere, di fatto, una relazione. Quella relazione ricercata con sofferenza da San Francesco d’Assisi nei passaggi più difficili della propria storia…
Perché non sento più la Tua voce?
È una dimensione che anche noi, come lui, abbiamo vissuto e che, in alcuni casi, stiamo vivendo, quasi illudendoci che una fede “felice” possa essere l’unica fede autentica e che dolori e fragilità siano il sintomo o di una colpa o, al contrario, di un ascolto distratto o mancato.

Qual è il sogno che Dio ha per me?

La domanda non può che tornare. Perché è una domanda che interroga sulla trama della propria vita, che apre uno scorcio su ciò che è indisponibile. E chissà se anche il giovanissimo Carlo Acutis l’aveva mai incontrata oppure aveva avuto l’occasione di pensarla, di meditarla, pur immerso in un’età di grandi dubbi, di profondi cambiamenti, di aspirazioni che si mescolano a sogni innocenti e alle proiezioni future delle persone che più ci amano e che, d’altra parte, più indirizzano il processo interiore di ogni scelta.
Forse allora la risposta richiede una “spogliazione”. Non una spogliazione fisica, materiale, ma il radicale riconoscimento che la vita, incastro di ogni inestimabile momento presente, possa dare frutto solamente se riconosciuta come dono e ridonata tra le mani di chi, per primo, l’ha desiderata.
È il processo di una vita intera, per breve o lunga che sia. L’opportunità straordinaria di rinnovare, ogni giorno, ogni momento, un autentico atto d’amore, facendo risuonare i propri gesti, le parole, le esperienze, la propria vita nella sua interezza in armonia con quella stessa melodia originaria che continua a diffondersi, meravigliosa ma quasi impercettibile, lungo gli strati più profondi della realtà.

Tu sei bellezza.
San Francesco, infatti, lo ripeté per ben due volte in uno degli scritti che aveva consegnato a Frate Leone dopo aver ricevuto le stimmate. Due volte, sì, come lo slancio di un innamorato che non può fare a meno di affermare il proprio amore. L’esplosione di una consapevolezza che si irradia, che rivela l’urgenza di essere manifestata e che, di conseguenza, non può che diffondersi come il calore di un abbraccio…
L’amore di Lui rende felici“, scrisse Santa Chiara d’Assisi. “Ama con [tutto te stesso] Colui che tutto si è donato per amore tuo“.

 

Daniele Boscarato
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

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