Il nostro vescovo Adriano, nella proposta fatta all’apertura dell’anno pastorale, al punto numero due richiamava l’importanza e l’urgenza che “tutta la Chiesa riconosca e dia spazio alla varietà dei carismi e ministeri”. Sottolineava di conseguenza la necessità di una pastorale capace di rendere consapevole ogni persona del proprio dono e della propria chiamata. È questo il servizio che la “pastorale vocazionale” vuole rendere nella comunità cristiane. Dal punto di vista cristiano già la vita di ciascuno è vocazione, una chiamata all’esistenza per un dono d’amore gratuito. E man mano che si cresce ognuno è chiamato a scoprire il suo modo particolare e originario di mettere a servizio i suoi doni rispondendo all’appello di Dio. La pastorale vocazionale è quindi invito rivolto a tutti perché lungo il camino della vita ciascuno scopra quel progetto d’amore cui Dio Padre lo chiama e al quale in età matura potrà dedicarsi con consapevolezza e gioia.
Come indicato in un documento della Pontificia opera per le vocazioni ecclesiastiche del 1997, “Nuove vocazioni per una nuova Europa”, al n.19, la pastorale vocazionale è svolta da ogni “comunità ecclesiale che aiuti di fatto ogni chiamato a scoprire la propria vocazione. Il clima di fede, di preghiera, di comunione nell’amore, di maturità spirituale, di coraggio dell’annuncio, d’intensità della vita sacramentale fa della comunità credente un terreno adatto non solo allo sbocciare di vocazioni particolari, ma alla cultura vocazionale e d’una disponibilità nei singoli a recepire la loro personale chiamata”.
Il Centro Diocesano Vocazioni (CDV) si propone di offrire occasioni di riflessione e di accompagnamento a ciascuno che voglia orientarsi a vivere la sua vita come un dono di Dio da mettere a servizio di altri uomini, sull’esempio di Gesù. Con coraggio papa Francesco invita i giovani a chiedersi: “Per chi sono io?”.
Il CDV, assieme alla Pastorale Giovanile della nostra Diocesi, da qualche tempo propone degli itinerari per i giovani e adolescenti finalizzati a questo scopo, anche seguendo quanto il nostro vescovo Adriano, al termine del secondo punto della sua proposta per l’anno pastorale, esprimeva:
“Attenzione particolare da parte di tutti va rivolta ai giovani, con iniziative e preghiere per loro, perché ognuno abbia il coraggio di valutare con generosità, nella preghiera e con l’accompagnamento di qualche fratello o sorella nella fede, se il Signore non gli rivolga la chiamata al servizio nella vita sacerdotale o nella vita religiosa. Molto aiutano in questo le iniziative di scuole di preghiera e di formazione che la pastorale giovanile e vocazionale stanno mettendo in atto da tempo. Molto lavoro poi resta da fare […]”.
Penso che se la pastorale vocazionale debba rivolgersi a tutti e preoccuparsi di un annuncio della fede in Cristo, debba, oggi più che mai, rivolgere un’attenzione maggiore all’età della maturazione umana e delle decisioni particolari che coinvolgono la persona nel definitivo stato di vita. Si tratta di un accompagnamento che richiede sguardo di fede come lo era quello di Gesù, che anticipatamente sapeva cogliere i germi nel terreno: “Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura”. Verrebbe da dire che tale pastorale è anzitutto pastorale dello sguardo, sì, dello sguardo del cuore, che nella fede riconosce una storia abitata da Dio e ne segue le tracce. Le vocazioni nascono prima di tutto nello sguardo di chi vede in profondità la realtà ed è chiamato a servirla.
Ancora papa Francesco, all’incontro con i partecipanti al Congresso dei Centro Nazionali per le vocazioni d’Europa, il 6 giugno dello scorso anno disse: “La parola “vocazione” non è scaduta […] Ma la sua destinazione rimane il popolo di Dio, la predicazione e la catechesi, e soprattutto l’incontro personale, che è il primo momento dell’annuncio del Vangelo. […] Abbiamo bisogno di uomini e donne, laici e consacrati appassionati, ardenti per l’incontro con Dio e trasformati nella loro umanità, capaci di annunciare con la vita la felicità che viene dalla loro vocazione […] Coraggio! Cristo ci vuole vivi!” Solo così i ministeri e i carismi potranno crescere e trovare campo in tutta la Chiesa e in particolare nella nostra Chiesa diocesana. Solo così ciascuno non si sentirà solo ma parte di una comunità intera chiamata dal suo Signore a testimoniarlo al suo interno e nel mondo.
don Giovanni Vianello