Domenica 1° agosto, cortile del Seminario. Trenta, tra ragazzi e giovani, si sono ritrovati per la partenza al Campo Vocazionale; il Vescovo Adriano ha incoraggiato a vivere assieme e a usare bene le esperienze che si sarebbero vissute benedicendo la partenza. Destinazione Nocera Umbra e dintorni. Cinque giorni intensi, una buona occasione di conoscenza e crescita a livello umano, culturale, religioso e di fede.
Per il campo, oltre a un buon numero di ragazzi già appartenenti al gruppo vocazionale “Il Sicomoro”, se ne sono aggiunti altri e questa è stata una bella sorpresa. Giorno dopo giorno, ci si è accorti che l’esperienza fatta alla scoperta della bellezza, che abita la nostra storia e la nostra fede, è stata un’occasione di serena fraternità e di rilancio per il cammino futuro.
Siamo stati accompagnati quotidianamente da testimonianze: le monache Trappiste di Vitorchiano, la monaca eremita Suor Stella a Roccaporena, il seminarista Riccardo della diocesi di Adria-Rovigo, che ha condiviso con noi l’intera uscita. Subito, noi sacerdoti ed educatori presenti siamo stati colpiti di quanto i ragazzi, seppur immersi in una realtà a loro nuova, siano stati in grado di aderire e comprendere quanto, di volta in volta, veniva loro proposto: preghiera, ascolto, gioco, visite guidate, silenzio, canto, ballo, ecc.
Raccogliendo le testimonianze di alcuni partecipanti si possono evincere molte cose.
Sara, ragazza di 15 anni, dice d’essere rimasta sorpresa di “come, in poco tempo, si è riusciti a conoscersi tutti e a stare assieme con semplicità, soprattutto condividendo la fede nel dialogo, nei momenti di preghiera assieme”. Anche Sofia (12 anni) racconta di quanto è rimasta colpita dai posti visitati: Urbino, Nocera Umbra, Vitorchiano, Roccaporena, Cascia, Loreto; poi, sottolinea come si era capaci di stare insieme intensamente: “Nonostante non ci fosse mai una pausa, non mi sono mai sentita stanca, anzi… Eravamo così uniti come se ci conoscessimo da sempre perché avevamo un amico in comune: Gesù. Ciò che mi ha colpito è che mi sono sentita coinvolta, accolta fin da subito come in una famiglia”. Chiara ed Emma, ragazze di terza media, sono rimaste colpite in particolare dalle testimonianze ascoltate fino a sentirsi “toccare il cuore”, oltre ad apprezzare molto anche i momenti di gioco e di conoscenza vissuti assieme.
Racconta, infine, Tommaso di 14 anni: “Mi sono divertito molto, stringendo nuove amicizie. Poi, al campo, si son saputi alternare momenti di preghiera e riflessione a momenti di divertimento sano a cui si sono uniti i preti stessi”. Infatti, il campo ha voluto spronare ciascuno nel pensare alla vita come dono ricevuto e da offrire: questo è mettersi sulla strada della propria vocazione. E Tommaso continua dicendo che, oltre all’essere provocato sulla vocazione della propria vita ed essere riuscito a farsi molti amici, è rimasto colpito in particolare dalla testimonianza delle monache Trappiste “perché ha proprio dell’incredibile la loro storia. Vivere fuori dal mondo per esserci più dentro di tutti. Abbiamo […] chiesto come arrivassero loro le informazioni che noi abitualmente guardiamo al telegiornale… abbiamo scoperto che all’interno del monastero le notizie passano tutte, anche quelle che generalmente noi sorvoliamo e che riguardano il mondo intero. Ho scoperto, oltre alle loro testimonianze, che il monastero si basa su una sintonia tra uomo (donna in questo caso), natura e Dio, e le suore ci hanno confidato che non si è mai sole con le altre sorelle!”. Non può dimenticare inoltre Tommaso altri momenti importanti vissuti al campo: “Degni di nota sono anche una partita di calcio, balli di gruppo e sketch comici improvvisati…”
Questi messaggi, arrivati da alcuni ragazzi, ci dicono quanto sia stato vissuto e come sarà bene proseguire nel cammino iniziato. Per questo, l’ultimo giorno del campo abbiamo fatto tappa alla Madonna di Loreto, per affidarle quanto stavamo vivendo e per chiederle di continuare a condurci per mano nel cammino della vita.
L’esperienza così titolava: “Circondati da una moltitudine di testimoni” (Eb 12,1). Ognuno può dire il proprio “sì” e compiere l’opera di Dio in mezzo agli uomini.