Archivio Tag: Vocazioni

In ognuno di noi c’è sempre quella voglia nascosta di lasciarsi sorprendere dalla vita, da quel Cammino che è stato sognato su misura per noi dal Signore che, a volte, ci scombussola i piani.
Così è successo a me quando ho deciso di accettare la proposta di partecipare al Campo Vocazionale (dal 28 agosto al 2 settembre), un’esperienza che non avevo previsto ma che mi ha arricchito di tanti incontri inaspettati, di testimonianze che hanno aperto in me domande, curiosità e momenti di riflessione.
Abbiamo vissuto con le ragazze e i ragazzi giornate molto intense in cui abbiamo incontrato e ascoltato testimoni della fede nella poliedricità delle vocazioni. Mi ha colpito quanto emergeva in tutte le storie, come ogni strada fosse sempre illuminata dal rapporto di amicizia con Gesù.

Nell’incontro con le suore Carmelitane Scalze di Bologna, nel quale abbiamo conosciuto suor Veronica e suor Teresa Benedetta, le monache di clausura hanno interagito con noi restando dietro la ‘grata’ e comunicandoci tutta la loro gioia di dedicarsi a Gesù e di custodire la loro vita in quella casa. Questa ‘grata’ quindi è per loro segno di custodia della preghiera e non di distacco dal mondo, come rispecchiava la loro viva testimonianza.
Mentre parlavano della loro vita e della loro vocazione, ho notato quanto fossero piene di gioia, sempre con un volto lieto e questo mi ha fatto riflettere. Per suor Veronica, ad esempio, la vocazione non è stata chiara fin da subito, ma frutto di anni di lotta interiore prima di pronunciare il suo “Sì”. L’altra cosa sorprendente che ho scoperto è che la vita in clausura non è distante e limitante come si potrebbe immaginare bensì un luogo dove nella preghiera si possono raggiungere tutte le persone nel mondo, come ci ha testimoniato suor Teresa Benedetta. La vera libertà non sta nel poter fare tutto ciò che si vuole, ma nel liberare il cuore da ciò che lo blocca per potersi donare a un amore più grande.

Un altro momento per me significativo è stata la giornata trascorsa all’Opera Padre Marella, sacerdote originario della diocesi di Chioggia, insegnante presso il nostro seminario vescovile e poi emigrato a Bologna. L’Opera si occupa di accogliere le persone più fragili, offrendo supporto nella povertà e costruendo una prospettiva di rinascita, lavorando sulle potenzialità di ciascuno, favorendo l’indipendenza. Forse ho prestato più attenzione alla figura di Padre Marella e ai collaboratori dell’Opera perché era il centro tematico del campo vocazionale e, nonostante provenisse dalle nostre zone, non ne avevo mai sentito parlare. In particolare, di lui mi ha colpito la semplicità con cui viveva, la sua carità incondizionata verso i ragazzi, i giovani e i bisognosi, la sua obbedienza alla Chiesa e la sua umiltà, anche nell’accettare la sospensione a divinis.
L’esempio di Padre Marella e l’impronta che lui stesso ha lasciato a chi oggi lavora all’Opera, seguendo lo spirito “Caritas Christi urget nos”, mi fa pensare a una frase che spesso è stata ripetuta durante il campo e che può essere di grande ispirazione: “Gesù è vivo e continua ad attirare le persone”.

Ci sarebbero ancora tante cose da raccontare di questo campo: tante emozioni e tante sensazioni, che possiamo riassumere nel versetto “Cristo ci ha liberati per la libertà” (Gal 5,1), frase che è stata il filo conduttore del campo. All’inizio questa frase mi sembrava quasi incomprensibile ma dopo questa esperienza, ha acquisito un nuovo significato nella mia vita. Forse la chiave sta proprio nella libertà di lasciarsi amare da Gesù.

 

Anna Gobbo
Giovane del Gruppo Vocazionale “Il Cedro”

“Un meraviglioso poliedro”

La giornata mondiale delle vocazioni non mette a tema solo le vocazioni al presbiterato o alla vita consacrata, anche se queste particolari chiamate ci stanno tanto a cuore. La Chiesa in questa giornata invita tutti i cristiani a rileggere la loro vita come risposta a una chiamata del Signore. Preti, consacrati e consacrate, sposi e missionari, battezzati impegnati nella vita pubblica. Quest’anno papa Francesco nel … Continua a leggere “Un meraviglioso poliedro” »

Gli astronomi dicono che l’universo è in espansione, eppure la cosa strana è che non ne percepiamo l’evoluzione, almeno non nell’immediato. Come un fiore che sboccia, così è lo spazio dell’universo che si allarga. È difficile anche immaginarlo questo universo senza ‘infinito’ e in allargamento.

Anche la vita di ciascun uomo e ciascuna donna nello stato iniziale è percepibile a pochi: dapprima solo alla madre, poi al padre, ai famigliari, agli amici, fino a diventarne un segno visibile a tutti. In seguito al concepimento, sarà la nuova vita, nello scorrere del tempo, ad allargare il raggio delle proprie importanti relazioni che arricchiscono l’esistenza e la rendono un valore per molti. Oggi poi, parlare di relazioni implica anche uno sguardo su quella realtà del mondo virtuale che tanto reale risulta ai più giovani che costruiscono veri e propri intrecci relazionali che non hanno confini geografici e che si allargano a continue possibilità.

Insomma, l’universo è in espansione, la vita è un arricchirsi di relazioni, cosa può dare in più la dimensione della propria vocazione? Questa sembra non aggiungere nulla a tutto il mondo di relazioni, di affetti, che già abbiamo. Invece, la scopriamo come un venire alla luce, come un’espansione di qualcosa che ci abita fin dall’origine della nostra esistenza, come una vera espansione, non fuori di noi, ma primariamente dentro il nostro cuore, dentro la vita che ci abita, dentro al nostro essere, in quella vita ‘interiore’, quella abitata dallo Spirito che ci è dato in dono nel Battesimo, in quella dimensione che si chiama coscienza, desiderio, volontà, spirito, vita. L’esistenza viene delineata dalla vocazione, ossia sente che è chiamata a una gioia più grande e duratura, sente che qualcosa la sta dirigendo, svegliando, spingendo, verso nuovi orizzonti, che si scoprono più luminosi per la propria storia, inaspettatamente più profondi all’animo nostro perché hanno la misura della gratuità, della carità, dell’amore, la misura di quell’espansione umana e divina avvenuta nella risurrezione di Cristo e donata a tutti coloro che credono in Lui.

Ogni uomo e ogni donna che s’incammina lungo la strada della propria vocazione comincia a espandersi nelle virtù cristiane che rendono le dimensioni umane più belle e più utili al mondo. Ogni uomo e ogni donna, se innestati in questo punto di esplosione, che a volte avviene in un percorso semplice e lineare, altre può avvenire grazie a un incontro particolare che piano a piano fa crescere in cuore una passione per il vangelo e per gli uomini, non può che fare della propria vita un dono continuo, come ci testimoniano i santi. La vocazione è la perla preziosa, è accogliere la possibilità che la vita si svolga, si declini, si consumi, in mille risvolti, ma sempre per Gesù. La vocazione è l’esplosione dell’amore che il risorto ha donato alle nostre povere esistenze e che ciascuno sente di dover riversare a Lui attraverso l’amato o l’amata della vita, oppure in una totale dedizione a Dio e ai fratelli nella verginità. Se la vita ci è data per vivere da figli di Dio, la vocazione ci spinge a rinvigorire, quotidianamente e nella modalità pensata per noi, quella fede che Cristo ci ha donato e che ci spinge a testimoniare agli altri il suo regno.

“Un meraviglioso poliedro” è il tema della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni ed è proprio questo che avviene quando ci guardiamo tutti e ci scopriamo missionari di quell’unica esplosione che lo Spirito Santo continua a far ardere nei nostri cuori. Avviene un vero riflesso della sua luce, un bell’intreccio di colori e forme che espandono quell’unica Luce che nella storia ne riflette le sfumature di salvezza.

Vorremmo che questo raggio di luce fosse accolto da tutti, vorremmo fossero tanti i giovani e le giovani a sentire esplodere in cuore il fuoco divino, a custodire quel ‘roveto ardente’ che è dato in dono. Anche le braci smorte riprenderebbero a divampare fortemente.

È bello scoprire la vocazione come il manifestarsi in noi di una “espansione” della vita, come una “esplosione” che ci mette in relazione profonda con chi ci sta accanto, una relazione originale che rispetta la storia di ciascuno e ne diviene trama dentro la quale Dio pian piano si rivela e conduce a conoscerlo e ad accoglierlo nella sua singolare amicizia. È bello anche rendersi conto che la propria storia è intrecciata da altre storie, vite esplose – più o meno – altrettanto belle e uniche. Ogni vocazione, poi, esiste dentro un fiume di esistenze piene di senso e verità che hanno permesso che tutto ciò accada. Questo fiume è l’insieme di battezzati che vivono, come possono, la loro esistenza come vocazione, come chiamata, come scoperta di ciò che rende la vita più bella e più vera e cercano di comunicarlo agli altri con dono gratuito.

I Battezzati sono questo fiume dove si perpetua l’alleanza d’amore tra Cristo e la Sposa, quindi con ogni uomo e ogni donna che ne costituisce il Corpo Mistico. La secolare tradizione della Chiesa, poi, suggerisce anche vie vocazionali chiare, seppur sempre reinterpretate lungo i secoli e rinvigorite dalla fantasia dallo Spirito che tutto rinnova.

Mi riferisco alle vocazioni alla vita sponsale, alla consacrazione o al ministero ordinato. Sono strade che manifestano la possibilità di un compimento della vita dentro una via di senso riconosciuto e scoperto vero e prezioso per sé e per gli altri. Diventano possibilità di vivere la vita donandosi sempre e comunque dentro tutti i meandri della propria storia e di quella del mondo. Ciascuna di queste sono l’una per l’altra fonte di arricchimento, sfumature di quella verità che Dio in Gesù ci ha rivelato: il suo amore per tutti gli uomini. Per te e per me. Dio, come una madre e un padre, continuamente ha cura di noi e non ci abbandona, anzi, ci arricchisce di molteplici segni del suo amore suscitando continuamente chiamati a vivere di Lui e a testimoniarne la sua presenza in questo mondo e la sua sete di noi tutti finché giungiamo nel seno del Padre dove circola, ha origine e si espande il suo regno d’amore.

Tutte le vocazioni vivono tra loro una feconda circolarità divenendo ciascuna riflesso per le altre di quel dono d’amore che Dio ha donato alla sua Chiesa. È passato il tempo in cui si concepivano alcune vocazioni come ‘superiori’ rispetto alle altre (perché più vicine a Dio). Oggi comprendiamo che si può crescere reciprocamente e questo rende bella l’esistenza particolare di ciascuno.

La vocazione oltre a esser un’espansione interiore dell’uomo che risponde a una chiamata di Dio, è anche un’esplosione che non avrà fine, sia personalmente che storicamente, perché continuerà a manifestarsi lungo la storia dell’universo quell’unico “amore che move il sole e l’altre stelle” e tutto espande.

 

Don Giovanni Vianello
Direttore dell’Ufficio Diocesano Vocazioni

“Un meraviglioso poliedro” (Christus vivit, 207) è il tema della 60^ Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Il 30 aprile, quarta domenica del tempo di Pasqua, in cui sentiremo nel Vangelo le parole di Gesù “Io sono la porta delle pecore”, la Chiesa prega in maniera particolare per tutte le Vocazioni e, per la nostra Chiesa diocesana, si celebrerà anche la Giornata del Seminario.

Non si tratta di un sormontarsi di ricorrenze, bensì di un’occasione per comprendere come tutte le vocazioni si intreccino e si arricchiscano a vicenda, ma di questo faremo un approfondimento nel prossimo numero del settimanale diocesano. Invece, interessante è ora guardare all’immagine offertaci per comprendere questa ricchezza vocazionale.

Infatti, l’immagine, che l’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni ha scelto per quest’anno come esplicativa del titolo, dice la pluralità delle vocazioni e la loro complementarietà.
Come spiega don Michele Gianola, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni: «Il movimento che si innesca tra le diverse facce del poliedro rappresentato intende descrivere la circolarità dell’annuncio reciproco e la tridimensionalità ci ricordano la varietà dei punti di osservazione e l’invito ad imparare gli uni dagli altri. In basso a destra la realizzazione grafica sembra lasciar trasparire il rosone di una cattedrale stagliato su una croce che vuole somigliare ad una porta di ingresso che invita ad entrare per poter conoscere la bellezza della varietà dei doni dello Spirito come in una rinnovata Pentecoste. Il poliedro rappresentato vuole essere meraviglioso non per nascondere i limiti della Chiesa ma per alzare lo sguardo e cogliere la promessa dello Spirito che la rende “sempre nuova nonostante le sue miserie” (Francesco, Christus vivit, 207)».

Se la quarta domenica di Pasqua ricorrerà la 60^ Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, il giovedì che la precede, 27 aprile 2023, il Vescovo Mons. Giampaolo Dianin presiederà la Veglia Diocesana di Preghiera per le Vocazioni nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio di Padova in Rosolina alle ore 21:00 dove tutti siamo invitati a partecipare.

 

Don Giovanni Vianello
Direttore dell’Ufficio Diocesano Vocazioni

Partecipando al Convegno Nazionale Vocazioni, mi ha particolarmente provocato la lectio biblica proposta nel pomeriggio del primo giorno di lavori da Barbara e Stefano Rossi, collaboratori dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della CEI. La coppia di sposi ci ha aiutati a immergerci con più profondità nelle due annunciazioni dei Vangeli del tempo di Natale, la prima quella a Maria (Lc 1, 26-38) e la seconda quella rivolta, invece, a Giuseppe (Mt 1, 18-25): due “sì” differenti, ma entrambi proiettati ad accogliere Gesù, fine al quale sono rivolte tutte le vocazioni.

La vocazione di Maria si realizza nel “qui e ora” che ella sta vivendo e non è solo per lei, ma è anche e soprattutto per altri (il Vangelo stesso, a sottolineare ciò, colloca l’annunciazione nel sesto mese di gravidanza di Elisabetta). Come il “sì” di Maria, quindi, anche i nostri personali “sì” non devono essere vissuti esclusivamente per noi ma all’interno di una rete di relazioni. Ogni chiamata è quindi per la comunità: non per una auto-realizzazione personale, ma per il bene di tutti. In questo “tutti” però non possiamo includere solo le nostre relazioni più prossime: la vocazione si inserisce in una storia più ampia, pur partendo dalla storia personale, indipendentemente da quanto essa sia inadeguata ai nostri occhi rispetto a quello che Dio ci chiama a essere. Nella vocazione Dio, infatti, ci consegna il suo stesso sogno – come fu per Maria e Giuseppe – e ci chiede di dargli fiducia perché Egli stesso si fida di noi.

Dall’altra parte, la vocazione di Giuseppe ci dice che quando il Signore chiama sconvolge i nostri piani. Questo spesso ci turba, ma saper stare in questo turbamento testimonia la veridicità della nostra chiamata e dice che essa è mezzo per sentirci amati da Dio (condizione necessaria per saper amare). Proprio in virtù di questo sentirci amati, la vocazione ci spinge ad andare oltre le norme e le nostre personali convinzioni. Andare oltre significa non fermarsi al sentirci “a posto” ma arrivare a percorrere la strada che Dio ha voluto, scelto e tracciato per ognuno noi.

Ecco che ogni chiamata diventa motivo per non rimanere spettatori passivi ma per mettersi in movimento, come Maria, come Giuseppe. L’atteggiamento deve essere quello “contempl-attivo”: non è sufficiente unicamente contemplare il mistero che abita ogni annunciazione, ogni vocazione, ma occorre rispondere attivamente. La risposta attiva non sempre è facile, non sempre è immediata, ma se impariamo a spezzettare il tempo saremo in grado di portare a compimento il desiderio di Dio per noi.

 

Daniele Mozzato
Seminarista del primo anno

Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Penso agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini… Sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari e che vanno accolti.

Le parole di Papa Francesco, pronunciate al termine dell’Angelus di domenica 27 febbraio 2022, hanno concluso il momento di ascolto e di riflessione previsto nel corso della tradizionale Veglia di Preghiera per tutte le Vocazioni che si è tenuta il giorno giovedì 10 marzo 2022, presso il Seminario Vescovile beato Olinto Marella.
Un momento di preghiera iniziato con la presentazione della figura dell’uomo che, grato a Gesù per la guarigione dalla lebbra, decide di tornare indietro, di tornare da Lui per ringraziarlo. Un uomo, un samaritano, uno straniero. L’unico tra i guariti a rendere grazie per la grazia ricevuta in un modo semplice e umano. L’autenticità di una gratitudine che evolve e sfocia in gratuità, nella dimostrazione piena di come il messaggio di perdono e di salvezza di Gesù sia diventato il messaggio di ogni donna e di ogni uomo, di ciascuno di noi.

La vocazione nasce e matura con la riconoscenza: la gratitudine è il terreno privilegiato della chiamata. Il “grazie” del lebbroso non è solo un atto di riconoscenza per il dono ricevuto. La sua gratitudine nasce dalla scoperta di essere amato e perciò vuole ricambiare con il suo amore l’amore del Signore. Quando si riconosce di essere oggetto di amore incondizionato, scopre di essere guardato e scelto da Dio. Da quel momento non può restare muto e il suo cuore non può più essere chiuso. Anzi, la sua vita diventa una gioiosa corsa per abbracciare il donatore e mettersi al suo servizio. L’esperienza autentica della riconoscenza ci fa sempre tornare alla sorgente del dono. È nel Signore che ciascuno riconosce l’origine di ogni vero bene e per lui si rende disponibile a offrire la sua vita per gli altri.

(dal sussidio Grazie perché, a cura dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni – CEI)


Teniamo accesa la fiamma della preghiera

Elezione: Gesù Chi-Ama

Il giorno giovedì 14 ottobre 2021 è ripresa la Veglia di Preghiera per tutte le Vocazioni proposta dal Centro Diocesano Vocazioni, un breve momento di preghiera e di riflessione che si propone come segno di affidamento al Signore per il dono di nuove vocazioni. “Le scelte più coraggiose sono frutto della preghiera. Quante volte passiamo tutta la notte pregando e combattiamo per chiedere almeno una … Continua a leggere Teniamo accesa la fiamma della preghiera »

“Non io, ma Dio”: l’esperienza della tre giorni del gruppo “Il Sicomoro”

Da venerdì 21 a domenica 23 agosto si è svolta la convivenza del gruppo “Sicomoro” a cui hanno partecipato una quindicina tra ragazzi e ragazze. I ragazzi sono stati accolti presso gli ambienti del Seminario da don Giovanni, dagli educatori e da due seminaristi di Rovigo, Bryan e Mattia, nel tardo pomeriggio del venerdì. Il filo conduttore, tratto da una frase di Carlo Acutis (un … Continua a leggere “Non io, ma Dio”: l’esperienza della tre giorni del gruppo “Il Sicomoro” »