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Ho accompagnato i nostri giovani a Lisbona con tanti sogni nel cuore, primo fra tutti, quello di poter iniziare con loro una pagina nuova della pastorale giovanile nella nostra diocesi.
Sono convinto che la pastorale giovanile non si fa “per” i giovani, ma è necessario pensarla e realizzarla “con” loro. L’opportunità di condividere una settimana insieme, di creare relazioni, fraternità, complicità, mi è sembrata un’occasione da non perdere. E così sono andato.
Sono stati giorni intensi: ci siamo avvicinati a Lisbona accompagnati dalla Parola e da alcune catechesi sulle domande di Gesù: «Che cercate?»; «Cosa vuoi che io faccia per te?». Poi abbiamo condiviso i giorni centrali a Lisbona col Papa e nel ritorno un’altra catechesi che ci ha accompagnato a elaborare quanto vissuto. Gesù chiede ai due discepoli di Emmaus in cammino: «Che sono questi discorsi che fate tra voi lungo il viaggio?».

Le risonanze condivise nel viaggio per tornare a casa sono state un bel regalo che hanno sottolineato la positività dell’esperienza nonostante la grande fatica e stanchezza che non è mancata. Condivido solo alcuni dei pensieri emersi dai nostri giovani che possono aiutare a capire quanto vissuto.

«In un mondo dove conta solo l’apparenza, Dio è riuscito a riunire un milione e mezzo di giovani»; «Porto a casa tanta speranza. Nella vita si cammina e non bisogna avere paura di cadere»; «Rialzarsi sempre accettando di non essere perfetti. L’ho visto nel volto dei giovani, nel sorriso e nella commozione dei volontari»; «Vivo un momento di confusione e ho sentito le parole di Gesù: “Cosa vuoi che io faccia per te?” Mi provoca tanto l’amore gratuito di Gesù. La Parola mi aiuta a mettere ordine nella vita e oggi mi dice: non mollare mai»; «La Chiesa è madre, c’è spazio per tutti, vicini e lontani, devoti e semplici. C’è un cammino per tutti»; «Le folle unite da Dio. E la parola “alzati” rivolta anche a me. La gioia di tutti ha fatto passare in secondo piano la stanchezza»; «Essere radici di gioia e far crescere piante di gioia. E il coraggio di testimoniare»; «La domanda “che cercate?” mi ha aiutato a mettere a fuoco fin da subito perché ero qui. Ci sono state tante condivisioni tra noi. Non si arriva mai nella vita. Pensavo di arrivare a mettere tutto in ordine e invece siamo sempre in cammino»; «Mi ha dato tanta forza e coraggio, ora vorrei provare a donare»; «All’inizio avevo tanti timori, alla fine sono venuta. È stato faticoso ma mi sono messa alla prova. Porto con me quell’alzati e cammina»; «Incredibile come un milione di giovani che non si sono mai visti prima, in un luogo nuovo, mi abbiano fatto sentire a casa. Come se quella folla di gente mi avesse abbracciata rendendomi parte di una vera e propria famiglia».

Sono solo alcune battute prese dalle tante risonanze condivise, ma credo esprimano bene il clima, la partecipazione, lo stupore, la gioia per quanto vissuto. È stato importante sentirsi accompagnati da tante persone che da casa ci hanno seguito e da tanti che ci hanno ricordato nella preghiera.

Una sfida non scontata è stata quella di mettere insieme gruppi diversi di giovani: quelli legati all’oratorio dei salesiani, quelli del Delta e di Cavarzere, l’Azione cattolica e gli scout. Confidiamo che questa salutare “contaminazione” possa continuare anche in diocesi, dove, pur rispettando le multiple appartenenze, siamo chiamati a camminare insieme almeno per alcune esperienze. Solo così un gruppo significativo di giovani potrà essere contagioso per altri giovani che potrebbero trovare una casa dove abitare, crescere e anche riscoprire la gioia del vangelo.

+ Monsignor Giampaolo Dianin
Vescovo di Chioggia


Testo tratto dall’edizione numero 32 del settimanale d’informazione diocesano ‘Nuova Scintilla’

 

Il “viaggio dell’eroe” è un modello di struttura narrativa particolarmente diffuso. Un modello di avventura in tre atti, che racconta un viaggio straordinario dell’eroe-protagonista. Ma più che di un viaggio esteriore, disseminato di ostacoli, pericoli, creature misteriose, avversari, si tratta del racconto di un viaggio interiore, che scandisce le tappe di un cambiamento, di una radicale evoluzione dell’eroe fino a portarlo a una dimensione e a una consapevolezza del tutto nuove.
E questo modello sembra perfetto per raccontare anche l’esperienza del pellegrinaggio diocesano che si è svolto tra martedì 1 e mercoledì 9 agosto per partecipare, a Lisbona, alla trentasettesima Giornata Mondiale della Gioventù. Un viaggio-pellegrinaggio – anche questo – in tre atti, che sicuramente ha costretto i partecipanti a mettersi alla prova soprattutto dal punto di vista fisico, ma che si è rivelato, prima di ogni altra cosa, un cammino di evoluzione della propria fede, un percorso di scoperta (o di ri-scoperta) della propria relazione con Dio.

Il primo atto si è svolto a Tarragona. Certo, non si tratta, per definizione, del “mondo ordinario” dei protagonisti. Tuttavia, era quasi inevitabile che i partecipanti tenessero stretto a sé quel proprio “mondo”, il proprio gruppo di riferimento, le persone conosciute, le proprie sicurezze, i propri amici, fino a quel deciso “richiamo all’avventura” dato dal vescovo Giampaolo.
Che cosa cercate? Cosa vuoi che io faccia per te?
Da un lato, quindi, il racconto del Vangelo di Giovanni sull’incontro di Gesù con i primi discepoli. L’invito ad andare, a vedere, a fermarsi, riflettendo su che cosa si cerchi oggi per la propria vita. Dall’altro, il racconto meraviglioso dell’incontro tra Gesù e Bartimeo. E una domanda che sorprende, una domanda che ribalta il pensiero comune, non indugiando su ciò che ciascuno può o deve fare per Dio ma sull’assunzione di una dimensione di responsabilità per la propria vita: “L’acquisizione della vista, per Bartimeo, equivale a un cambiamento radicale di prospettiva, dovendo smettere di essere del tutto dipendente da altri“.

Il secondo atto corrisponde alla parte fondamentale della storia. Un rincorrersi di prove, di alleati, di sorprese, di “nemici”, il tutto orientato verso la “prova centrale”, quella prova che, una volta superata, conduce l’eroe a una vera trasformazione.
E Lisbona non può che essere stata tutto questo. Un meraviglioso poliedro di colori, di volti, di voci, di silenzi. Quel “mondo speciale” che, fin dall’arrivo alla vicina São João dos Montes, ha continuato a sussurrare una parola: “Alzati”. Il ritrovo di una Chiesa viva, esultante, straordinariamente varia, ma tutta orientata all’incontro. All’incontro con papa Francesco, all’incontro con il Signore. Un incontro che, in occasione dei momenti centrali della Via Crucis, della veglia di preghiera e della celebrazione eucaristica, ha saputo mettere duramente alla prova. Ma che ha saputo anche rassicurare, consolare, commuovere, aiutare, sostenere, sorreggere.
Camminare” – ha invitato papa Francesco – “e, se si cade, rialzarsi; camminare con una meta; allenarsi tutti i giorni nella vita. Nella vita, nulla è gratis, tutto si paga. Solo una cosa è gratis: l’amore di Gesù! Quindi, con questo gratis che abbiamo – l’amore di Gesù – e con la voglia di camminare, camminiamo nella speranza, guardiamo alle nostre radici e andiamo avanti, senza paura. Non abbiate paura.

Infine, il terzo atto. Il ritorno. Se pur non proprio un ritorno a casa, ma una nuova tappa: Barcellona. Un tempo che ha trovato il suo punto più alto nella condivisione di ciò che si è vissuto, nel rendere disponibile agli altri una piccola parte di quella trasformazione che ha segnato l’intero viaggio. Un viaggio, però, che continua – che deve continuare! – quasi come l’imperfetta perfezione di una basilica che sembra non poter mai trovare un compimento.
Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi…
Le esperienze” – dopotutto – “per poter diventare significative, devono essere rielaborate“. E non si può non confidare davvero che questo viaggio-pellegrinaggio venga vissuto e rivissuto ancora, diffondendo con coraggio il messaggio che “occorre correre il rischio di amare, [perché] Gesù ci accompagna sempre”.

 

Daniele Boscarato
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

“Un meraviglioso poliedro”

La giornata mondiale delle vocazioni non mette a tema solo le vocazioni al presbiterato o alla vita consacrata, anche se queste particolari chiamate ci stanno tanto a cuore. La Chiesa in questa giornata invita tutti i cristiani a rileggere la loro vita come risposta a una chiamata del Signore. Preti, consacrati e consacrate, sposi e missionari, battezzati impegnati nella vita pubblica. Quest’anno papa Francesco nel … Continua a leggere “Un meraviglioso poliedro” »

La Preghiera Vocazionale è un appuntamento vicariale mensile nato con l’intento di “tenere accesa la fiamma della preghiera per tutte le vocazioni”. E, per il Vicariato di Chioggia, si svolge nella chiesa del Seminario Vescovile, curata dal Centro Diocesano Vocazioni ogni primo giovedì del mese.

La preghiera si suddivide principalmente in tre momenti: la lettura della Parola, la riflessione di un sacerdote (preziose, per quest’anno, sono state le riflessioni di don Giuseppe Cremonese) e l’adorazione eucaristica: l’adorazione è un momento privilegiato per stare a “tu per tu” con Gesù Eucaristia, aiutati anche dall’ascolto di brani musicali, alcune letture spirituali e canti.

La Preghiera Vocazionale ha, poi, il suo “appuntamento culmine” nella Veglia Diocesana di Preghiera per le tutte le Vocazioni, che, per l’Anno Pastorale 2022-23, si è svolta nella serata di giovedì 27 aprile 2023 presso la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio di Padova di Rosolina (RO) ed è stata presieduta dal Vescovo Giampaolo Dianin.

Da un punto di vista personale, la Preghiera, per me, diventa davvero un momento in cui il tempo sembra fermarsi: mi aiuta a mettermi davanti al Signore per stare “solo” con Lui.
Spesso siamo travolti da molti impegni, dalla frenesia delle giornate ed è facile che anche la preghiera personale si trasformi in una tra le tante “cose da fare”, con il rischio che diventi semplicemente un’abitudine; invece, avere un luogo, anche fisico, aiuta a vivere un dialogo con Gesù più consapevole e
a guardare la propria fragilità sapendo che c’è Qualcuno che ti guarda e che ti sostiene anche quando la speranza può venire meno, una speranza che preghiamo possa essere per tutti i chiamati.

Dopo cinque anni di questo percorso, si è assistito a un numero crescente di presenze: un barlume che incoraggia ad andare avanti nella consapevolezza che ogni vocazione sboccia come dono di Grazia e, oggi più che mai, se ne sente il bisogno.

 

Giulia Alfiero
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

“Un meraviglioso poliedro” (Christus vivit, 207) è il tema della 60^ Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Il 30 aprile, quarta domenica del tempo di Pasqua, in cui sentiremo nel Vangelo le parole di Gesù “Io sono la porta delle pecore”, la Chiesa prega in maniera particolare per tutte le Vocazioni e, per la nostra Chiesa diocesana, si celebrerà anche la Giornata del Seminario.

Non si tratta di un sormontarsi di ricorrenze, bensì di un’occasione per comprendere come tutte le vocazioni si intreccino e si arricchiscano a vicenda, ma di questo faremo un approfondimento nel prossimo numero del settimanale diocesano. Invece, interessante è ora guardare all’immagine offertaci per comprendere questa ricchezza vocazionale.

Infatti, l’immagine, che l’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni ha scelto per quest’anno come esplicativa del titolo, dice la pluralità delle vocazioni e la loro complementarietà.
Come spiega don Michele Gianola, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni: «Il movimento che si innesca tra le diverse facce del poliedro rappresentato intende descrivere la circolarità dell’annuncio reciproco e la tridimensionalità ci ricordano la varietà dei punti di osservazione e l’invito ad imparare gli uni dagli altri. In basso a destra la realizzazione grafica sembra lasciar trasparire il rosone di una cattedrale stagliato su una croce che vuole somigliare ad una porta di ingresso che invita ad entrare per poter conoscere la bellezza della varietà dei doni dello Spirito come in una rinnovata Pentecoste. Il poliedro rappresentato vuole essere meraviglioso non per nascondere i limiti della Chiesa ma per alzare lo sguardo e cogliere la promessa dello Spirito che la rende “sempre nuova nonostante le sue miserie” (Francesco, Christus vivit, 207)».

Se la quarta domenica di Pasqua ricorrerà la 60^ Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, il giovedì che la precede, 27 aprile 2023, il Vescovo Mons. Giampaolo Dianin presiederà la Veglia Diocesana di Preghiera per le Vocazioni nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio di Padova in Rosolina alle ore 21:00 dove tutti siamo invitati a partecipare.

 

Don Giovanni Vianello
Direttore dell’Ufficio Diocesano Vocazioni

Tra il 27 e 28 dicembre 2022 si è svolta la fraternità invernale dei Gruppi Vocazionali Diocesani “Il Mandorlo” e “Il Sicomoro”. Le ragazze e i ragazzi dagli 11 ai 17 anni hanno vissuto insieme agli educatori del Centro Diocesano Vocazioni due giorni all’insegna della condivisione e dell’amicizia in Cristo.

Il primo giorno ha visto il gruppo in uscita presso i Missionari Saveriani di Vicenza. Qui i giovani partecipanti (circa 25) hanno potuto conoscere la realtà dell’Istituto religioso che si è preso a cuore la missione di dare compimento al sogno che fu di San Francesco Saverio di portare il messaggio evangelico in Asia e, in particolare, tra le popolazioni della Cina e del Giappone. Padre Silvano, priore della comunità, ha sottolineato poi la testimonianza di amore e di fede di sei missionari saveriani martirizzati nel Novecento. Anche lui ha condiviso la missione di un suo confratello martirizzato in Burundi.

Nel pomeriggio, le ragazze e i ragazzi hanno visitato la suggestiva mostra di presepi lì presenti provenienti dai cinque continenti.
Dopo il tempo del gioco e di meditazione e condivisione, si è terminato con la celebrazione della Santa Messa.

Il giorno seguente, l’omelia del Vescovo Giampaolo durante la celebrazione dell’Eucaristia è stata fonte di profondi spunti di riflessione per le ragazze e i ragazzi, i quali si sono trovati a meditare sulle figure di Giuseppe ed Erode e sul loro modo di rispondere alla novità di un Dio che si fa carne, che si fa bambino e che scombina le aspettative umane e che chiede a Giuseppe la sua custodia.
Nel pomeriggio, infine, gli stessi, divisi in gruppi, hanno attualizzato il Vangelo mediante scenette da loro preparate traendo da queste significative riflessioni sulla fede in Dio e su esempi di nuovi “Giuseppe” ed “Erode”.

Daniele Mozzato
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

Si è svolta venerdì scorso, 13 maggio (commemorazione dell’Apparizione della Beata Vergine Maria a Lucia, Francesco e Giacinta a Fatima), presso il Duomo di San Mauro di Cavarzere, la Veglia Diocesana di Preghiera per le Vocazioni, organizzata dal Centro Diocesano Vocazioni e presieduta dal Vescovo Giampaolo.

La Veglia, sulla scia di quanto proposto dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni, ha avuto come tema principale “Fare la storia” e come testimone speciale proprio il nostro Vescovo, alla sua prima presenza a questo particolare momento di preghiera nella nostra Diocesi, che, forte dei molti anni trascorsi come accompagnatore dei seminaristi della Diocesi di Padova, ha portato la sua esperienza personale e condivisa di vocazione.

Parlando di vocazione molti ne vedono il compimento del progetto di Dio sulla vita di ognuno di noi. Il Vescovo, però ha preferito usare un termine diverso: la vocazione altro non è la ricerca, da parte dell’uomo, del sogno che Dio ha per ognuno. È Dio che ci chiama a scoprire e a vivere con lui ciò che egli sogna per noi e per la nostra felicità. Il nostro, infatti, non è un Dio che impone programmi o progetti che egli ha ideato. Il nostro Dio è un Dio che prende ognuno per mano e lo chiama alla ricerca della felicità piena e vera, sia essa nel ministero ordinato, in una speciale consacrazione o nella vita matrimoniale. Ogni vocazione, infatti, non si fa da sola, non si fa senza che ciascuno di noi ci abbia messo del proprio, poiché Dio ci ha voluto nella storia non come spettatori ma come protagonisti, cooperatori della sua opera perché possiamo dirla anche nostra.

Parlando poi di chiamata, il vescovo Giampaolo ha ripercorso quelle che sono le fondamentali chiamate dell’esistenza umana. La prima è la chiamata alla vita, prima e più grande vocazione, per la quale dobbiamo saper ricercare il modo di spendere al meglio l’immenso dono che abbiamo ricevuto. La seconda è la chiamata alla fede cristiana, ricevuta mediante il sacramento del Battesimo, dalla quale poi scaturiscono le altre grandi chiamate dell’uomo. La vocazione coniugale, per la quale gli sposi sono chiamati a essere nella Chiesa e nel mondo testimoni del dono della vita e dell’amore che hanno celebrato. E infine tutte quelle chiamate di speciale consacrazione a Dio, da quella alla vita virginale, passando per quella alla consacrazione particolare e arrivando fino al dono totale della propria vita per gli altri nel ministero ordinato, a imitazione di Gesù Cristo.

Proprio in riferimento al tema principale della Veglia, il Vescovo Giampaolo ha evidenziato come la chiamata all’ordine presbiterale sia appieno un modo per “fare la storia”. La vocazione al sacerdozio, infatti, si inserisce nella storia di chi riceve questa speciale chiamata e diviene una via per fare una storia nuova, dove la volontà del Signore – amare – si fa, nel senso transitivo del verbo fare. Nella vita di un prete, infatti, la volontà di Dio, dapprima in via di realizzazione, cresce e matura all’interno di una comunità che non deve mai smettere di pregare il Padrone della messe perché mandi nuovi operai alla sua messe e perché mantenga santi e ferventi nella fede quelli che hanno già intrapreso questo cammino.

Al termine della veglia, dopo aver ringraziato il coro di Ca’ Bianca che ha animato questo intenso momento di preghiera assieme al suono della cetra di alcune suore del Santo Volto e tutti i numerosi fedeli partecipanti, don Giovanni VianelloDirettore dell’Ufficio Diocesano Vocazioni – ha ricordato i prossimi appuntamenti per i gruppi vocazionali della nostra Diocesi e, in particolare, il campo estivo nei luoghi di Santa Caterina da Siena e degli altri testimoni di fede delle terre toscane.

Daniele Mozzato
Centro Diocesano Vocazioni

Nel corso del mese di maggio 2022, avranno luogo due importanti appuntamenti di annuncio vocazionale sul tema “Fare la storia” (Papa Francesco, Fratelli tutti, 116): si tratta della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, indetta per domenica 8, e della Veglia Diocesana di Preghiera per le Vocazioni, che, presieduta dal Vescovo Giampaolo, si terrà il giorno venerdì 13 maggio, a partire dalle ore 21:00, presso il Duomo Arcipretale di San Mauro di Cavarzere (VE).

Fare è un verbo generico che usiamo per tantissime declinazioni, ma è una parola che indica concretezza, manualità, creatività, coinvolgimento. Chiede di non stare a guardare, di prendere parte, di schierarsi, di non rimanere neutrali, di non stare con le mani in mano. La vocazione non accadrà, non scenderà dal cielo già tutta compiuta, come un progetto già tutto pronto confezionato in ogni dettaglio dalle mani di Dio. La ricerca vocazionale e il suo discernimento chiede responsabilità, quella abilità a rispondere che coinvolge la nostra libertà, le nostre mani, il nostro fare.

Lungi dal declinarsi in un mero attivismo, fare la storia – fare la vocazione – significa immergersi nell’oggi senza timori né paure per ascoltarne gli appelli, per intuire nei rivoli del tempo la voce dello Spirito che invita e domanda una risposta. Sono là, nella realtà, i luoghi e i volti delle persone per i quali e insieme alle quali riconoscere la possibilità di donare la vita per amore, di spenderla, versarla perché possa diventare vita a sua volta, generare nuova storia, portare avanti il Regno di Dio.

«Fare la storia» non è ‘diventare qualcuno’. La vocazione – si sa – parte dalla sperimentata libertà che viene dal Battesimo, dal sapersi riconosciuti e conosciuti come figlie e figli amati, unica direzione che libera dalla brama di guadagnare un posto al sole. Fare la storia, compiere la propria vocazione insieme ad altri è acquisire la giusta misura di sé, sapere di poter compiere il bene, oggi, in questo fazzoletto di terra che è l’unico luogo nel quale seminare le proprie energie, la propria vita per il bene, nella vita di Dio. «Fare la storia è sentire la responsabilità del tempo, del mondo, di ogni uomo è vivere nella solidarietà autentica che ci permette di pensare e agire in termini non di singoli ma di comunità.

«Fare la storia». La vocazione è un’opera artigianale che non si può compiere da soli – senza un Maestro e senza la Chiesa – ma che esige la risposta di ognuno: «Dio che ti ha creato senza di te, non ti salverà – non ti darà la vita piena – senza di te» (Agostino). La vocazione è una missione da compiere (cf. EG 273) una impresa da portare a termine (Gdt 8,32): c’è una storia da fare, insieme al Signore, insieme agli altri, spendendo la vita nell’amore. La storia, la vita, la vocazione si fa nel concreto di un presbiterio, di una comunità di vita consacrata, di una determinata missione, di una comunità monastica, di una consacrazione a servizio di una precisa Chiesa locale nella quale si è colto l’invito a darsi la vita, reciprocamente.

(Don Michele Gianola, Direttore UNPV)


In accoglienza dell’invito espresso recentemente da parte del Vescovo Giampaolo, affinché ciascun sacerdote – con il supporto degli operatori delle Unità Pastorali e delle parrocchie di riferimento – possa dedicarsi attivamente all’animazione vocazionale, il Centro Diocesano Vocazioni ha predisposto una serie di materiali, che, da un lato, possano fornire degli spunti contenutistici e, dall’altro, possano suggerire delle ipotesi di preghiera e di lavoro per le comunità e per le singole realtà esistenti all’interno delle stesse: il tutto sarà disponibile, a partire dal giorno giovedì 28 aprile 2022, accedendo alla sezione ‘Materiali Animazione Vocazionale‘ del presente sito.

‘Shemà’ (Chiamati a godersi la vita): sesto appuntamento

“Dio è la mia terra, Dio è la mia casa.” Nella serata di venerdì 11 marzo 2022, si è tenuto il sesto appuntamento di ‘Shemà’ (Chiamati a godersi la vita), la proposta diocesana per giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni. A partire dal testo tratto dalla Lettera di Giacomo (Giacomo 2, 1-12), il Vescovo Giampaolo Dianin ha offerto una ricca riflessione … Continua a leggere ‘Shemà’ (Chiamati a godersi la vita): sesto appuntamento »

‘Shemà’ (Chiamati a godersi la vita): ‘Chi liberi, Gesù o Barabba?’

Quinto appuntamento dell'Anno Pastorale 2021-22, il primo alla presenza del Vescovo Giampaolo Dianin

“A chi crederà alla vita della Bellezza in sé, quale intensità d’amore non sarà chiesta, qual dono di sé? Se vedere dei frammenti di bellezza ci ha fatto quasi piangere di gioia, che gioia sarà quella di chi in sé possederà la totale bellezza vivente? Che bisogno avrà di tutto il resto? Non sarà sovranamente libero?” Madeleine Delbrél Dopo una proposta di apertura dell’anno 2022 … Continua a leggere ‘Shemà’ (Chiamati a godersi la vita): ‘Chi liberi, Gesù o Barabba?’ »