Archivio Tag: Vescovo Giampaolo

Giunti ormai oltre la metà dell’anno pastorale, mentre a Roma si è dato avvio ai gruppi di studio sulle tematiche del sinodo, si può dire qualche parola sul percorso intrapreso in diocesi sui diversi ambiti suggeriti dal Vescovo nella sua Lettera. Il Vescovo, infatti, nella Lettera Pastorale dal titolo “Partirono senza indugio”, delinea i tratti necessari per maturare delle comunità cristiane sinodali.

In primo luogo, la comunità è il luogo dove si vive e si trasmette la fede in Gesù Cristo con tutto ciò che ne consegue. È chiaro che la “costruzione” di tali comunità, non parta da zero, ma dalla realtà ecclesiale esistente. L’obiettivo infatti è quello di maturare, tra i fedeli, una consapevolezza crescente della vita cristiana, della chiamata battesimale, in primis. E, se necessario, anche di crescere nella corresponsabilità a riguardo delle comunità, che sempre più si trovano povere di ministri ordinati.
Risulta quindi necessario che crescano forme di servizio e di ministerialità che siano nel segno di una comunione ecclesiale e di una dedizione che prosegue nel tempo. Questo affinché possa avvenire una responsabilità sempre maggiore tra i laici battezzati e si crei la possibilità di équipe pastorali che, assieme ai presbiteri, aiutino le comunità a credere in Gesù e a professare la propria fede.

È la grande sfida che già il Concilio Vaticano II aveva posto parlando di chiesa come popolo di Dio visto
nella sua unità e nella sua diversità.
Ricorre, infatti, in Lumen gentium 10 e 12 il tema della comunione: “Inoltre lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di virtù, ma «distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui» (1 Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi vari incarichi e uffici utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa secondo quelle parole: «A ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio» (1 Cor 12,7)”.
Inoltre, va detto che il Concilio stesso aveva ripreso la riflessione del rapporto tra i diversi membri del popolo di Dio. È stato esplicitato con chiarezza quanto sia importante considerare il dono del battesimo come la grande sorgente che abilita tutti alla vita cristiana. Si parla così di partecipazione attiva, di collaborazione, ecc.

Ciò che Papa Francesco chiede oggi alla Chiesa e ciò che il nostro Vescovo Giampaolo domanda a noi è di continuare il cammino intrapreso già più di sessant’anni fa, facendo attenzione al cambiamento d’epoca, che, sotto tutti gli aspetti, stiamo ancora vivendo.
In questi primi mesi di cammino diocesano (ma in continuità con la riflessione iniziata tre anni fa), il tema delle comunità cristiane sinodali ha cominciato a essere oggetto di riflessione qua e là nelle diverse zone pastorali della diocesi, iniziando a considerare altresì il tema della ministerialità. Anche a livello diocesano, poi, nelle strutture di partecipazione ecclesiale, ha trovato modo di essere approfondita la mission della corresponsabilità e della ministerialità, con tutto ciò che ne può conseguire. Lo si è fatto, più in particolare, sia al Consiglio Pastorale diocesano sia al Coordinamento degli Uffici pastorali.

Un altro aspetto significativo, che spesso è stato portato alla luce grazie alle riflessioni richieste dal cammino sinodale, è la necessità di una formazione. Si sta quindi pensando a quale possibile formazione si possa offrire, come diocesi, per aiutare tutti a maturare processi nuovi, che aiutino le nostre comunità cristiane ad attingere e a sostenersi nella fede in Cristo. Un’offerta di formazione che dovrà essere per tutti, perché ciascuno abbia l’opportunità di approfondire il dono della vita cristiana, ma anche una formazione per quanti svolgeranno compiti precisi nelle comunità assumendosi delle specifiche responsabilità.

Anche per quanto riguarda l’iniziazione cristiana, l’Ufficio Catechistico ha avviato una pista di lavoro (inviando dei questionari a sacerdoti e catechisti), chiedendo una valutazione del percorso fatto fino a oggi. Dopodiché, seguirà una più ampia riflessione diocesana, che dovrà portare a delle precisazioni di percorso, ma soprattutto dovrà aiutare i cammini nel periodo della mistagogia. Un lavoro che si intreccia con il cammino del terzo anno sinodale, in cui ci è chiesto un discernimento sulla vita delle nostre comunità.

Ci fa bene pensare che la Chiesa non sia un monolite statico attorno a cui tutto deve ruotare, ma sia invece formata di donne e uomini che camminano guidati dallo Spirito, che sempre suscita profeti, pastori, carismi, cristiani che imparano ad amare e testimoniare Gesù e il suo vangelo sopra ogni cosa, e che tralasciano ciò che può essere di ingombro a questo amore vivo, fosse anche qualche vecchia struttura o qualche usanza ormai obsoleta.
Insomma, al centro di tutto questo lavoro e di quanto si maturerà si trova il popolo di Dio, che desidera vivere la fede e camminare assieme in una esperienza nuova di comunione e di fraternità evangelica, attento ai bisogni di ciascuno e rigenerato continuamente dall’eucaristia. Un percorso in cui non c’è uno schema da seguire già predisposto ma la provocazione di una lettura costante e profonda del divenire della realtà ecclesiale e del suo potenziale realizzarsi nei diversi contesti.
La vita di fede, che è dono dello Spirito Santo, si accresce così in ogni possibile incontro, iniziativa, itinerario proposto e riguarda tutti. Sta al pastore (al Vescovo) riconoscerne i segni e delinearne le strade percorribili.

 

Don Giovanni Vianello
Delegato per il Coordinamento della Pastorale

“Creare Casa”

Dal 3 al 5 gennaio 2024 si è svolto a Roma il consueto Convegno Nazionale Vocazioni. Questo appuntamento è diventato una tappa fissa all’inizio dell’anno per il Centro Diocesano Vocazioni, che, sfruttando la modalità online per seguirlo, si è ritrovato in quei tre giorni presso Casa San Luigi delle Serve di Maria Addolorata, a Sottomarina. Il tema del Convegno, organizzato dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale … Continua a leggere “Creare Casa” »

Il 28 e 29 dicembre 2023 si è svolta una due giorni di fraternità con i Gruppi Vocazionali “Il Mandorlo” e “Il Sicomoro”. Giorni intensi, ricchi di incontri e di amicizia.

Il primo giorno ci ha visti pellegrini a Venezia, alla Basilica di Santa Maria della Salute, dove abbiamo celebrato l’eucarestia affidando a Gesù per mezzo di Maria il cammino che stiamo facendo. Sia alla Salute sia alla Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari (nel pomeriggio) siamo stati accolti e accompagnati da guide che ci hanno introdotti nella storia e nella fede del popolo veneziano attraverso l’arte. Una fede ancora viva, quella cristiana, che oggi intercetta anche noi e che ci provoca a vivere dei “tempi” e dei “luoghi” significativi che ci aiutino a conoscere e approfondire la nostra vita. Uno sguardo al passato e uno al presente, sulle nostre vite, per aprirci a un futuro pieno di sogni e di speranze. Perché Gesù ci raggiunge ancora, da una storia che ci precede e in una storia che ci attende, venendoci incontro dal futuro e aprendoci alla speranza.
Il Natale è Gesù in mezzo a noi e vogliamo aiutarci a scorgere la sua presenza.

Dopo la notte trascorsa insieme in seminario, il venerdì abbiamo dedicato del tempo per riscoprire il valore dell’amicizia, attraverso il gioco, e nel metterci in ascolto della Parola di Dio che la liturgia ci ha offerto nel tempo natalizio.

In questa fraternità, le ragazze e i ragazzi hanno saputo condividere anche la loro fede. C’è chi ha descritto il suo rapporto con Dio come in un dialogo con un amico; c’è chi ha espresso il bisogno di preghiera perché sente che è esperienza di bellezza; chi ancora sente che può perdonare gli altri perché si sente perdonato da Gesù; chi ha espresso la bellezza della vita cristiana sperimentata nell’arte; chi si è lasciato provocare dalle parole della Liturgia del giorno o dalle riflessioni fatte. Insomma un’opportunità per quanti hanno vissuto questa esperienza, per sentirsi amati da Cristo e responsabili di questa misura d’amore nel mondo.

Le ultime ore sono state dedicate all’ascolto di due giovani testimoni: Daniele Mozzato (seminarista) e Nicola Chieregato (giovane del Gruppo Vocazionale “Il Cedro”). Ci hanno spronato a riflettere sulla vita cristiana come un cammino in comunione con altri fratelli e sorelle, dove si impara a lasciare spazio a Gesù e all’azione del suo Spirito, diventando capaci di scelte mature e decisive per la vita.

Richiamati a vivere fraternamente tra noi e con tutti abbiamo fatto nostre le parole del Vescovo Giampaolo, che durante i Vespri ci ha fatto riflettere su come Cristo ci ha salvati e noi siamo oggetto di questa vita nuova che è venuta ad abitare in mezzo a noi con il suo Natale.

Équipe del Centro Diocesano Vocazioni

Ho accompagnato i nostri giovani a Lisbona con tanti sogni nel cuore, primo fra tutti, quello di poter iniziare con loro una pagina nuova della pastorale giovanile nella nostra diocesi.
Sono convinto che la pastorale giovanile non si fa “per” i giovani, ma è necessario pensarla e realizzarla “con” loro. L’opportunità di condividere una settimana insieme, di creare relazioni, fraternità, complicità, mi è sembrata un’occasione da non perdere. E così sono andato.
Sono stati giorni intensi: ci siamo avvicinati a Lisbona accompagnati dalla Parola e da alcune catechesi sulle domande di Gesù: «Che cercate?»; «Cosa vuoi che io faccia per te?». Poi abbiamo condiviso i giorni centrali a Lisbona col Papa e nel ritorno un’altra catechesi che ci ha accompagnato a elaborare quanto vissuto. Gesù chiede ai due discepoli di Emmaus in cammino: «Che sono questi discorsi che fate tra voi lungo il viaggio?».

Le risonanze condivise nel viaggio per tornare a casa sono state un bel regalo che hanno sottolineato la positività dell’esperienza nonostante la grande fatica e stanchezza che non è mancata. Condivido solo alcuni dei pensieri emersi dai nostri giovani che possono aiutare a capire quanto vissuto.

«In un mondo dove conta solo l’apparenza, Dio è riuscito a riunire un milione e mezzo di giovani»; «Porto a casa tanta speranza. Nella vita si cammina e non bisogna avere paura di cadere»; «Rialzarsi sempre accettando di non essere perfetti. L’ho visto nel volto dei giovani, nel sorriso e nella commozione dei volontari»; «Vivo un momento di confusione e ho sentito le parole di Gesù: “Cosa vuoi che io faccia per te?” Mi provoca tanto l’amore gratuito di Gesù. La Parola mi aiuta a mettere ordine nella vita e oggi mi dice: non mollare mai»; «La Chiesa è madre, c’è spazio per tutti, vicini e lontani, devoti e semplici. C’è un cammino per tutti»; «Le folle unite da Dio. E la parola “alzati” rivolta anche a me. La gioia di tutti ha fatto passare in secondo piano la stanchezza»; «Essere radici di gioia e far crescere piante di gioia. E il coraggio di testimoniare»; «La domanda “che cercate?” mi ha aiutato a mettere a fuoco fin da subito perché ero qui. Ci sono state tante condivisioni tra noi. Non si arriva mai nella vita. Pensavo di arrivare a mettere tutto in ordine e invece siamo sempre in cammino»; «Mi ha dato tanta forza e coraggio, ora vorrei provare a donare»; «All’inizio avevo tanti timori, alla fine sono venuta. È stato faticoso ma mi sono messa alla prova. Porto con me quell’alzati e cammina»; «Incredibile come un milione di giovani che non si sono mai visti prima, in un luogo nuovo, mi abbiano fatto sentire a casa. Come se quella folla di gente mi avesse abbracciata rendendomi parte di una vera e propria famiglia».

Sono solo alcune battute prese dalle tante risonanze condivise, ma credo esprimano bene il clima, la partecipazione, lo stupore, la gioia per quanto vissuto. È stato importante sentirsi accompagnati da tante persone che da casa ci hanno seguito e da tanti che ci hanno ricordato nella preghiera.

Una sfida non scontata è stata quella di mettere insieme gruppi diversi di giovani: quelli legati all’oratorio dei salesiani, quelli del Delta e di Cavarzere, l’Azione cattolica e gli scout. Confidiamo che questa salutare “contaminazione” possa continuare anche in diocesi, dove, pur rispettando le multiple appartenenze, siamo chiamati a camminare insieme almeno per alcune esperienze. Solo così un gruppo significativo di giovani potrà essere contagioso per altri giovani che potrebbero trovare una casa dove abitare, crescere e anche riscoprire la gioia del vangelo.

+ Monsignor Giampaolo Dianin
Vescovo di Chioggia


Testo tratto dall’edizione numero 32 del settimanale d’informazione diocesano ‘Nuova Scintilla’

 

Il “viaggio dell’eroe” è un modello di struttura narrativa particolarmente diffuso. Un modello di avventura in tre atti, che racconta un viaggio straordinario dell’eroe-protagonista. Ma più che di un viaggio esteriore, disseminato di ostacoli, pericoli, creature misteriose, avversari, si tratta del racconto di un viaggio interiore, che scandisce le tappe di un cambiamento, di una radicale evoluzione dell’eroe fino a portarlo a una dimensione e a una consapevolezza del tutto nuove.
E questo modello sembra perfetto per raccontare anche l’esperienza del pellegrinaggio diocesano che si è svolto tra martedì 1 e mercoledì 9 agosto per partecipare, a Lisbona, alla trentasettesima Giornata Mondiale della Gioventù. Un viaggio-pellegrinaggio – anche questo – in tre atti, che sicuramente ha costretto i partecipanti a mettersi alla prova soprattutto dal punto di vista fisico, ma che si è rivelato, prima di ogni altra cosa, un cammino di evoluzione della propria fede, un percorso di scoperta (o di ri-scoperta) della propria relazione con Dio.

Il primo atto si è svolto a Tarragona. Certo, non si tratta, per definizione, del “mondo ordinario” dei protagonisti. Tuttavia, era quasi inevitabile che i partecipanti tenessero stretto a sé quel proprio “mondo”, il proprio gruppo di riferimento, le persone conosciute, le proprie sicurezze, i propri amici, fino a quel deciso “richiamo all’avventura” dato dal vescovo Giampaolo.
Che cosa cercate? Cosa vuoi che io faccia per te?
Da un lato, quindi, il racconto del Vangelo di Giovanni sull’incontro di Gesù con i primi discepoli. L’invito ad andare, a vedere, a fermarsi, riflettendo su che cosa si cerchi oggi per la propria vita. Dall’altro, il racconto meraviglioso dell’incontro tra Gesù e Bartimeo. E una domanda che sorprende, una domanda che ribalta il pensiero comune, non indugiando su ciò che ciascuno può o deve fare per Dio ma sull’assunzione di una dimensione di responsabilità per la propria vita: “L’acquisizione della vista, per Bartimeo, equivale a un cambiamento radicale di prospettiva, dovendo smettere di essere del tutto dipendente da altri“.

Il secondo atto corrisponde alla parte fondamentale della storia. Un rincorrersi di prove, di alleati, di sorprese, di “nemici”, il tutto orientato verso la “prova centrale”, quella prova che, una volta superata, conduce l’eroe a una vera trasformazione.
E Lisbona non può che essere stata tutto questo. Un meraviglioso poliedro di colori, di volti, di voci, di silenzi. Quel “mondo speciale” che, fin dall’arrivo alla vicina São João dos Montes, ha continuato a sussurrare una parola: “Alzati”. Il ritrovo di una Chiesa viva, esultante, straordinariamente varia, ma tutta orientata all’incontro. All’incontro con papa Francesco, all’incontro con il Signore. Un incontro che, in occasione dei momenti centrali della Via Crucis, della veglia di preghiera e della celebrazione eucaristica, ha saputo mettere duramente alla prova. Ma che ha saputo anche rassicurare, consolare, commuovere, aiutare, sostenere, sorreggere.
Camminare” – ha invitato papa Francesco – “e, se si cade, rialzarsi; camminare con una meta; allenarsi tutti i giorni nella vita. Nella vita, nulla è gratis, tutto si paga. Solo una cosa è gratis: l’amore di Gesù! Quindi, con questo gratis che abbiamo – l’amore di Gesù – e con la voglia di camminare, camminiamo nella speranza, guardiamo alle nostre radici e andiamo avanti, senza paura. Non abbiate paura.

Infine, il terzo atto. Il ritorno. Se pur non proprio un ritorno a casa, ma una nuova tappa: Barcellona. Un tempo che ha trovato il suo punto più alto nella condivisione di ciò che si è vissuto, nel rendere disponibile agli altri una piccola parte di quella trasformazione che ha segnato l’intero viaggio. Un viaggio, però, che continua – che deve continuare! – quasi come l’imperfetta perfezione di una basilica che sembra non poter mai trovare un compimento.
Non sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi…
Le esperienze” – dopotutto – “per poter diventare significative, devono essere rielaborate“. E non si può non confidare davvero che questo viaggio-pellegrinaggio venga vissuto e rivissuto ancora, diffondendo con coraggio il messaggio che “occorre correre il rischio di amare, [perché] Gesù ci accompagna sempre”.

 

Daniele Boscarato
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

“Un meraviglioso poliedro”

La giornata mondiale delle vocazioni non mette a tema solo le vocazioni al presbiterato o alla vita consacrata, anche se queste particolari chiamate ci stanno tanto a cuore. La Chiesa in questa giornata invita tutti i cristiani a rileggere la loro vita come risposta a una chiamata del Signore. Preti, consacrati e consacrate, sposi e missionari, battezzati impegnati nella vita pubblica. Quest’anno papa Francesco nel … Continua a leggere “Un meraviglioso poliedro” »

La Preghiera Vocazionale è un appuntamento vicariale mensile nato con l’intento di “tenere accesa la fiamma della preghiera per tutte le vocazioni”. E, per il Vicariato di Chioggia, si svolge nella chiesa del Seminario Vescovile, curata dal Centro Diocesano Vocazioni ogni primo giovedì del mese.

La preghiera si suddivide principalmente in tre momenti: la lettura della Parola, la riflessione di un sacerdote (preziose, per quest’anno, sono state le riflessioni di don Giuseppe Cremonese) e l’adorazione eucaristica: l’adorazione è un momento privilegiato per stare a “tu per tu” con Gesù Eucaristia, aiutati anche dall’ascolto di brani musicali, alcune letture spirituali e canti.

La Preghiera Vocazionale ha, poi, il suo “appuntamento culmine” nella Veglia Diocesana di Preghiera per le tutte le Vocazioni, che, per l’Anno Pastorale 2022-23, si è svolta nella serata di giovedì 27 aprile 2023 presso la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio di Padova di Rosolina (RO) ed è stata presieduta dal Vescovo Giampaolo Dianin.

Da un punto di vista personale, la Preghiera, per me, diventa davvero un momento in cui il tempo sembra fermarsi: mi aiuta a mettermi davanti al Signore per stare “solo” con Lui.
Spesso siamo travolti da molti impegni, dalla frenesia delle giornate ed è facile che anche la preghiera personale si trasformi in una tra le tante “cose da fare”, con il rischio che diventi semplicemente un’abitudine; invece, avere un luogo, anche fisico, aiuta a vivere un dialogo con Gesù più consapevole e
a guardare la propria fragilità sapendo che c’è Qualcuno che ti guarda e che ti sostiene anche quando la speranza può venire meno, una speranza che preghiamo possa essere per tutti i chiamati.

Dopo cinque anni di questo percorso, si è assistito a un numero crescente di presenze: un barlume che incoraggia ad andare avanti nella consapevolezza che ogni vocazione sboccia come dono di Grazia e, oggi più che mai, se ne sente il bisogno.

 

Giulia Alfiero
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

“Un meraviglioso poliedro” (Christus vivit, 207) è il tema della 60^ Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Il 30 aprile, quarta domenica del tempo di Pasqua, in cui sentiremo nel Vangelo le parole di Gesù “Io sono la porta delle pecore”, la Chiesa prega in maniera particolare per tutte le Vocazioni e, per la nostra Chiesa diocesana, si celebrerà anche la Giornata del Seminario.

Non si tratta di un sormontarsi di ricorrenze, bensì di un’occasione per comprendere come tutte le vocazioni si intreccino e si arricchiscano a vicenda, ma di questo faremo un approfondimento nel prossimo numero del settimanale diocesano. Invece, interessante è ora guardare all’immagine offertaci per comprendere questa ricchezza vocazionale.

Infatti, l’immagine, che l’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni ha scelto per quest’anno come esplicativa del titolo, dice la pluralità delle vocazioni e la loro complementarietà.
Come spiega don Michele Gianola, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni: «Il movimento che si innesca tra le diverse facce del poliedro rappresentato intende descrivere la circolarità dell’annuncio reciproco e la tridimensionalità ci ricordano la varietà dei punti di osservazione e l’invito ad imparare gli uni dagli altri. In basso a destra la realizzazione grafica sembra lasciar trasparire il rosone di una cattedrale stagliato su una croce che vuole somigliare ad una porta di ingresso che invita ad entrare per poter conoscere la bellezza della varietà dei doni dello Spirito come in una rinnovata Pentecoste. Il poliedro rappresentato vuole essere meraviglioso non per nascondere i limiti della Chiesa ma per alzare lo sguardo e cogliere la promessa dello Spirito che la rende “sempre nuova nonostante le sue miserie” (Francesco, Christus vivit, 207)».

Se la quarta domenica di Pasqua ricorrerà la 60^ Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, il giovedì che la precede, 27 aprile 2023, il Vescovo Mons. Giampaolo Dianin presiederà la Veglia Diocesana di Preghiera per le Vocazioni nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio di Padova in Rosolina alle ore 21:00 dove tutti siamo invitati a partecipare.

 

Don Giovanni Vianello
Direttore dell’Ufficio Diocesano Vocazioni

Tra il 27 e 28 dicembre 2022 si è svolta la fraternità invernale dei Gruppi Vocazionali Diocesani “Il Mandorlo” e “Il Sicomoro”. Le ragazze e i ragazzi dagli 11 ai 17 anni hanno vissuto insieme agli educatori del Centro Diocesano Vocazioni due giorni all’insegna della condivisione e dell’amicizia in Cristo.

Il primo giorno ha visto il gruppo in uscita presso i Missionari Saveriani di Vicenza. Qui i giovani partecipanti (circa 25) hanno potuto conoscere la realtà dell’Istituto religioso che si è preso a cuore la missione di dare compimento al sogno che fu di San Francesco Saverio di portare il messaggio evangelico in Asia e, in particolare, tra le popolazioni della Cina e del Giappone. Padre Silvano, priore della comunità, ha sottolineato poi la testimonianza di amore e di fede di sei missionari saveriani martirizzati nel Novecento. Anche lui ha condiviso la missione di un suo confratello martirizzato in Burundi.

Nel pomeriggio, le ragazze e i ragazzi hanno visitato la suggestiva mostra di presepi lì presenti provenienti dai cinque continenti.
Dopo il tempo del gioco e di meditazione e condivisione, si è terminato con la celebrazione della Santa Messa.

Il giorno seguente, l’omelia del Vescovo Giampaolo durante la celebrazione dell’Eucaristia è stata fonte di profondi spunti di riflessione per le ragazze e i ragazzi, i quali si sono trovati a meditare sulle figure di Giuseppe ed Erode e sul loro modo di rispondere alla novità di un Dio che si fa carne, che si fa bambino e che scombina le aspettative umane e che chiede a Giuseppe la sua custodia.
Nel pomeriggio, infine, gli stessi, divisi in gruppi, hanno attualizzato il Vangelo mediante scenette da loro preparate traendo da queste significative riflessioni sulla fede in Dio e su esempi di nuovi “Giuseppe” ed “Erode”.

Daniele Mozzato
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

Si è svolta venerdì scorso, 13 maggio (commemorazione dell’Apparizione della Beata Vergine Maria a Lucia, Francesco e Giacinta a Fatima), presso il Duomo di San Mauro di Cavarzere, la Veglia Diocesana di Preghiera per le Vocazioni, organizzata dal Centro Diocesano Vocazioni e presieduta dal Vescovo Giampaolo.

La Veglia, sulla scia di quanto proposto dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni, ha avuto come tema principale “Fare la storia” e come testimone speciale proprio il nostro Vescovo, alla sua prima presenza a questo particolare momento di preghiera nella nostra Diocesi, che, forte dei molti anni trascorsi come accompagnatore dei seminaristi della Diocesi di Padova, ha portato la sua esperienza personale e condivisa di vocazione.

Parlando di vocazione molti ne vedono il compimento del progetto di Dio sulla vita di ognuno di noi. Il Vescovo, però ha preferito usare un termine diverso: la vocazione altro non è la ricerca, da parte dell’uomo, del sogno che Dio ha per ognuno. È Dio che ci chiama a scoprire e a vivere con lui ciò che egli sogna per noi e per la nostra felicità. Il nostro, infatti, non è un Dio che impone programmi o progetti che egli ha ideato. Il nostro Dio è un Dio che prende ognuno per mano e lo chiama alla ricerca della felicità piena e vera, sia essa nel ministero ordinato, in una speciale consacrazione o nella vita matrimoniale. Ogni vocazione, infatti, non si fa da sola, non si fa senza che ciascuno di noi ci abbia messo del proprio, poiché Dio ci ha voluto nella storia non come spettatori ma come protagonisti, cooperatori della sua opera perché possiamo dirla anche nostra.

Parlando poi di chiamata, il vescovo Giampaolo ha ripercorso quelle che sono le fondamentali chiamate dell’esistenza umana. La prima è la chiamata alla vita, prima e più grande vocazione, per la quale dobbiamo saper ricercare il modo di spendere al meglio l’immenso dono che abbiamo ricevuto. La seconda è la chiamata alla fede cristiana, ricevuta mediante il sacramento del Battesimo, dalla quale poi scaturiscono le altre grandi chiamate dell’uomo. La vocazione coniugale, per la quale gli sposi sono chiamati a essere nella Chiesa e nel mondo testimoni del dono della vita e dell’amore che hanno celebrato. E infine tutte quelle chiamate di speciale consacrazione a Dio, da quella alla vita virginale, passando per quella alla consacrazione particolare e arrivando fino al dono totale della propria vita per gli altri nel ministero ordinato, a imitazione di Gesù Cristo.

Proprio in riferimento al tema principale della Veglia, il Vescovo Giampaolo ha evidenziato come la chiamata all’ordine presbiterale sia appieno un modo per “fare la storia”. La vocazione al sacerdozio, infatti, si inserisce nella storia di chi riceve questa speciale chiamata e diviene una via per fare una storia nuova, dove la volontà del Signore – amare – si fa, nel senso transitivo del verbo fare. Nella vita di un prete, infatti, la volontà di Dio, dapprima in via di realizzazione, cresce e matura all’interno di una comunità che non deve mai smettere di pregare il Padrone della messe perché mandi nuovi operai alla sua messe e perché mantenga santi e ferventi nella fede quelli che hanno già intrapreso questo cammino.

Al termine della veglia, dopo aver ringraziato il coro di Ca’ Bianca che ha animato questo intenso momento di preghiera assieme al suono della cetra di alcune suore del Santo Volto e tutti i numerosi fedeli partecipanti, don Giovanni VianelloDirettore dell’Ufficio Diocesano Vocazioni – ha ricordato i prossimi appuntamenti per i gruppi vocazionali della nostra Diocesi e, in particolare, il campo estivo nei luoghi di Santa Caterina da Siena e degli altri testimoni di fede delle terre toscane.

Daniele Mozzato
Centro Diocesano Vocazioni