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Per il giorno sabato 2 marzo 2024, presso il Seminario Vescovile Diocesano, a partire dalle ore 20:00, è stata programmata una cena come occasione di presentazione ufficiale di Esperienza Missionela proposta missionaria diocesana che prenderà avvio – con un percorso formativo di quattro incontri – nel corso del mese di febbraio 2024.

Si tratta di un’occasione che si propone, da un lato, di condividere il significato profondo dell’esperienza missionaria e, dall’altro, una raccolta fondi finalizzata all’autofinanziamento della proposta di missione presso la parrocchia di Bwoga-Chioggia, in Burundi, nel corso della terza e della quarta settimana del mese di luglio 2024.

La Diocesi di Chioggia propone un percorso formativo in vista di un’eventuale esperienza missionaria in Africa, per vivere la quotidianità, l’annuncio e l’impegno dei missionari, confrontandosi con altre culture e condividendone la fede.

L’esperienza si svolgerà durante la terza e la quarta settimana del mese di luglio 2024 presso la parrocchia di Bwoga-Chioggia, in Burundi, dove operano le suore della Congregazione delle Serve di Maria Addolorata, e i giovani partecipanti avranno la possibilità di offrire un tempo di animazione, realizzare qualche lavoro nella scuola in costruzione – sostenuta anche con le offerte del tempo di Avvento della Caritas diocesana – e fare esperienza delle tradizioni locali.

Si tratta, quindi, di una proposta che arricchirà per primi i partecipanti ma che potrà anche diventare successivamente testimonianza e annuncio nelle comunità diocesane.

Il 28 e 29 dicembre 2023 si è svolta una due giorni di fraternità con i Gruppi Vocazionali “Il Mandorlo” e “Il Sicomoro”. Giorni intensi, ricchi di incontri e di amicizia.

Il primo giorno ci ha visti pellegrini a Venezia, alla Basilica di Santa Maria della Salute, dove abbiamo celebrato l’eucarestia affidando a Gesù per mezzo di Maria il cammino che stiamo facendo. Sia alla Salute sia alla Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari (nel pomeriggio) siamo stati accolti e accompagnati da guide che ci hanno introdotti nella storia e nella fede del popolo veneziano attraverso l’arte. Una fede ancora viva, quella cristiana, che oggi intercetta anche noi e che ci provoca a vivere dei “tempi” e dei “luoghi” significativi che ci aiutino a conoscere e approfondire la nostra vita. Uno sguardo al passato e uno al presente, sulle nostre vite, per aprirci a un futuro pieno di sogni e di speranze. Perché Gesù ci raggiunge ancora, da una storia che ci precede e in una storia che ci attende, venendoci incontro dal futuro e aprendoci alla speranza.
Il Natale è Gesù in mezzo a noi e vogliamo aiutarci a scorgere la sua presenza.

Dopo la notte trascorsa insieme in seminario, il venerdì abbiamo dedicato del tempo per riscoprire il valore dell’amicizia, attraverso il gioco, e nel metterci in ascolto della Parola di Dio che la liturgia ci ha offerto nel tempo natalizio.

In questa fraternità, le ragazze e i ragazzi hanno saputo condividere anche la loro fede. C’è chi ha descritto il suo rapporto con Dio come in un dialogo con un amico; c’è chi ha espresso il bisogno di preghiera perché sente che è esperienza di bellezza; chi ancora sente che può perdonare gli altri perché si sente perdonato da Gesù; chi ha espresso la bellezza della vita cristiana sperimentata nell’arte; chi si è lasciato provocare dalle parole della Liturgia del giorno o dalle riflessioni fatte. Insomma un’opportunità per quanti hanno vissuto questa esperienza, per sentirsi amati da Cristo e responsabili di questa misura d’amore nel mondo.

Le ultime ore sono state dedicate all’ascolto di due giovani testimoni: Daniele Mozzato (seminarista) e Nicola Chieregato (giovane del Gruppo Vocazionale “Il Cedro”). Ci hanno spronato a riflettere sulla vita cristiana come un cammino in comunione con altri fratelli e sorelle, dove si impara a lasciare spazio a Gesù e all’azione del suo Spirito, diventando capaci di scelte mature e decisive per la vita.

Richiamati a vivere fraternamente tra noi e con tutti abbiamo fatto nostre le parole del Vescovo Giampaolo, che durante i Vespri ci ha fatto riflettere su come Cristo ci ha salvati e noi siamo oggetto di questa vita nuova che è venuta ad abitare in mezzo a noi con il suo Natale.

Équipe del Centro Diocesano Vocazioni

Parlare di libertà è difficile, è “rischioso”, a maggior ragione quando i propri interlocutori sono giovani o addirittura giovanissimi.
È difficile perché, spesso, quando si pensa alla libertà, il solo tentativo di prendere in considerazione un limite, un confine, sembra del tutto inappropriato. Può forse la libertà non essere assolutamente “libera”? Può la libertà non corrispondere alla possibilità – almeno potenziale – di cavalcare le più varie manifestazioni della propria volontà?
Ma parlare di libertà è anche “rischioso”. Da un lato, si corre il rischio, di fatto, di non parlarne veramente, rimanendo a una dimensione tanto abbozzata e superficiale da non creare nel proprio interlocutore alcun interesse, alcun desiderio. Dall’altro, emerge il rischio di descrivere una libertà illusoria, una libertà che non potrà mai essere raggiunta davvero.

E allora – ci si chiede – è possibile parlare di libertà? O, in fin dei conti, è possibile essere liberi?

Interessante come, nel corso del Campo Vocazionale proposto dal Centro Diocesano Vocazioni, un primissimo approccio a queste domande sia avvenuto all’interno del “Carmelo” di Bologna, un monastero. E ancor più interessante come la libertà sia stata subito legata a un’esperienza di coraggio e di amore. Quell’Amore originario e gratuito ricevuto dal Padre e che non può trovare una via diversa dalla sua condivisione, da una sua massima diffusione.
“Non una vita di clausura ma di custodia”.
E davvero non ci può convincere del contrario dopo aver ascoltato il racconto di suor Veronica, originaria di Sottomarina, e di suor Teresa Benedetta, priora del convento. Il racconto di una ricerca instancabile, di uno svelamento travagliato dei propri desideri più profondi, di un personale percorso di ricerca della felicità (e della propria libertà). Il racconto di un’alba di fine primavera diventata, per suor Veronica (prima Valeria), una meravigliosa epifania: “Sono tua”.

Ritorniamo, quindi, alla domanda iniziale: è possibile esseri liberi (magari vivendo per la quasi totalità del proprio tempo all’interno di un monastero)? E se sì, come?

La libertà, in questo senso, sembra non esaurirsi in una dimensione fisica, spaziale. La libertà richiede la capacità di spogliarsi e di rivestirsi. Da un lato, la capacità di spogliarsi delle proprie maschere, delle proprie certezze apparenti, di quel “tutto” che si limita a imbiancare la superficie di una vita “sepolta”. Dall’altro, la capacità di rivestirsi di ciò che più fa risuonare il proprio cuore, di benedire il tempo della prova, di rivestirsi di Cristo.
Si tratta di una libertà di cui è stato (e ancora è) testimone il beato Giuseppe Olinto Marella, sulle cui orme è stato fortemente voluto l’intero campo vocazionale e che ne incarna quasi una definizione. Dopotutto, Padre Marella è stato un uomo libero, un sacerdote libero, un insegnante libero. Ma non di una libertà approssimativa o illusoria. È stato libero di quella stessa libertà che Cristo, amando fino al sacrificio, con Amore ha desiderato per ciascuno di noi.

“Cristo ci ha liberati per la libertà”.

 

Daniele Boscarato
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

In ognuno di noi c’è sempre quella voglia nascosta di lasciarsi sorprendere dalla vita, da quel Cammino che è stato sognato su misura per noi dal Signore che, a volte, ci scombussola i piani.
Così è successo a me quando ho deciso di accettare la proposta di partecipare al Campo Vocazionale (dal 28 agosto al 2 settembre), un’esperienza che non avevo previsto ma che mi ha arricchito di tanti incontri inaspettati, di testimonianze che hanno aperto in me domande, curiosità e momenti di riflessione.
Abbiamo vissuto con le ragazze e i ragazzi giornate molto intense in cui abbiamo incontrato e ascoltato testimoni della fede nella poliedricità delle vocazioni. Mi ha colpito quanto emergeva in tutte le storie, come ogni strada fosse sempre illuminata dal rapporto di amicizia con Gesù.

Nell’incontro con le suore Carmelitane Scalze di Bologna, nel quale abbiamo conosciuto suor Veronica e suor Teresa Benedetta, le monache di clausura hanno interagito con noi restando dietro la ‘grata’ e comunicandoci tutta la loro gioia di dedicarsi a Gesù e di custodire la loro vita in quella casa. Questa ‘grata’ quindi è per loro segno di custodia della preghiera e non di distacco dal mondo, come rispecchiava la loro viva testimonianza.
Mentre parlavano della loro vita e della loro vocazione, ho notato quanto fossero piene di gioia, sempre con un volto lieto e questo mi ha fatto riflettere. Per suor Veronica, ad esempio, la vocazione non è stata chiara fin da subito, ma frutto di anni di lotta interiore prima di pronunciare il suo “Sì”. L’altra cosa sorprendente che ho scoperto è che la vita in clausura non è distante e limitante come si potrebbe immaginare bensì un luogo dove nella preghiera si possono raggiungere tutte le persone nel mondo, come ci ha testimoniato suor Teresa Benedetta. La vera libertà non sta nel poter fare tutto ciò che si vuole, ma nel liberare il cuore da ciò che lo blocca per potersi donare a un amore più grande.

Un altro momento per me significativo è stata la giornata trascorsa all’Opera Padre Marella, sacerdote originario della diocesi di Chioggia, insegnante presso il nostro seminario vescovile e poi emigrato a Bologna. L’Opera si occupa di accogliere le persone più fragili, offrendo supporto nella povertà e costruendo una prospettiva di rinascita, lavorando sulle potenzialità di ciascuno, favorendo l’indipendenza. Forse ho prestato più attenzione alla figura di Padre Marella e ai collaboratori dell’Opera perché era il centro tematico del campo vocazionale e, nonostante provenisse dalle nostre zone, non ne avevo mai sentito parlare. In particolare, di lui mi ha colpito la semplicità con cui viveva, la sua carità incondizionata verso i ragazzi, i giovani e i bisognosi, la sua obbedienza alla Chiesa e la sua umiltà, anche nell’accettare la sospensione a divinis.
L’esempio di Padre Marella e l’impronta che lui stesso ha lasciato a chi oggi lavora all’Opera, seguendo lo spirito “Caritas Christi urget nos”, mi fa pensare a una frase che spesso è stata ripetuta durante il campo e che può essere di grande ispirazione: “Gesù è vivo e continua ad attirare le persone”.

Ci sarebbero ancora tante cose da raccontare di questo campo: tante emozioni e tante sensazioni, che possiamo riassumere nel versetto “Cristo ci ha liberati per la libertà” (Gal 5,1), frase che è stata il filo conduttore del campo. All’inizio questa frase mi sembrava quasi incomprensibile ma dopo questa esperienza, ha acquisito un nuovo significato nella mia vita. Forse la chiave sta proprio nella libertà di lasciarsi amare da Gesù.

 

Anna Gobbo
Giovane del Gruppo Vocazionale “Il Cedro”

Una luce ha avvolto il Campo Vocazionale che si è tenuto a Bologna nell’ultima settimana di agosto con ventitré tra ragazze e ragazzi dei Gruppi Vocazionali “Il Mandorlo” e “Il Sicomoro” e una decina di giovani.

“Verrà a visitarci un sole che sorge dall’alto” è la frase che troviamo nel Benedictus e che abbiamo recitato al mattino con le lodi.
Il Sole che sorge ha cambiato la vita di suor Veronica, la prima testimone che abbiamo incontrato. Suor Veronica è una suora carmelitana scalza originaria di Sottomarina, che da dodici anni vive in monastero a Bologna. Ci ha raccontato la sua storia, soprattutto del momento del suo innamoramento di Cristo. Una decisione interiore presa proprio passeggiando sulla spiaggia di Sottomarina una mattina presto, al sorgere del sole. Un momento decisivo in cui ha sentito svanire ogni sua umana incertezza, sentendosi interiormente libera di seguire la sua vocazione al Carmelo.

Libertà: una parola che ha attraversato tutta la settimana, essendo il tema del campo: “Cristo ci ha liberati per la libertà” (Gal 5,1).
Una frase tanto cara al Beato Olinto Marella, figura che abbiamo incontrato il mercoledì, giornata centrale del campo. Visitando il museo multimediale, abbiamo conosciuto la sua storia di sacerdote attento ai più bisognosi, in particolare bambini orfani, prima a Pellestrina e poi a Bologna, dove ha fondato la Città dei Ragazzi: un’opera di accoglienza viva ancora oggi. Qui ci ha raggiunto il nostro Vescovo Giampaolo, che ha condiviso con noi la conoscenza del Beato. Inoltre, ha presieduto l’Eucaristia e incontrato personalmente le ragazze e i ragazzi in un dialogo in cui ognuno di loro ha potuto esprimere liberamente le proprie domande.

Il Vescovo ci ha invitato a essere liberi e a toglierci le maschere che troppo spesso tendiamo a indossare per apparire ciò che piace ‘agli altri’.
Maschere che sicuramente hanno tolto i giovani che abbiamo incontrato nella casa “La via di Emmaus”, dove questi hanno iniziato un cammino di discernimento vivendo in comunità e frequentando i loro luoghi di lavoro. A “La via di Emmaus” siamo stati accolti da don Ruggero, iniziatore di questo progetto iniziato alcuni anni fa partendo dalla richiesta di due ragazze.
Tra i giovani che ci hanno accolto c’è Ilaria. Lei aveva una vita “normale” con tutto ciò che le serviva: un posto fisso come insegnante, un fidanzato, eppure sentiva una certa infelicità. Così ha deciso di abbandonare le sue certezze, per mettersi in ascolto e in ricerca di qualcosa che la potesse rendere davvero felice. Il cammino in Casa Emmaus e il lavoro su sé stessa le hanno dato il coraggio di ripartire daccapo e oggi ha un nuovo lavoro e un nuovo fidanzato, ma soprattutto è felice, come abbiamo intuito dalle sue parole e dai suoi occhi pieni di luce. Siamo rimasti colpiti dal suo coraggio di come ha saputo lasciare tutto, forse anche con un sentimento di paura, ma con la certezza che il Signore cammina al suo fianco.

“Gesù vi guarda, vi conosce… e vi dice: non temete!” ripeteva papa Francesco nell’omelia della Messa conclusiva della Giornata Mondiale della Gioventù, e da questa esperienza lo abbiamo constatato. Ce lo hanno ricordato anche Anna (del Gruppo Vocazionale “Il Cedro”) e suor Angelica (delle Serve di Maria Addolorata di Chioggia) che durante l’adorazione eucaristica del venerdì mattina, hanno portato la loro testimonianza dell’esperienza vissuta a Lisbona, riprendendo alcune parole che le hanno accompagnate.

Anche altre esperienze hanno scandito il nostro programma: per esempio, la visita a Monte Sole, teatro dei rastrellamenti nazifascisti che hanno eliminato centinaia di civili. Tra questi emerge la testimonianza dei loro preti decisi a non lasciare la loro gente fino a condividerne la morte.
Qui, una camminata immersi nel silenzio di questi luoghi ci ha fatto raggiungere i due monasteri presenti sul Monte: uno di monaci e uno di monache dossettiani. Li abbiamo incontrati assieme a una coppia di sposi appartenenti alla loro comunità.

In questa settimana abbiamo anche vissuto la visita alla basilica di San Petronio con la spiegazione della piazza antistante; l’incontro con Suor Maria delle Paoline, originaria di Pellestrina; la visita alla chiesa del Corpus Domini, dove è custodito il corpo incorrotto di Santa Caterina de’ Vigri.
Le ragazze e i ragazzi hanno vissuto anche un tempo penitenziale.

Questa settimana insieme possiamo dire che è stata come una sosta: non solo abbiamo vissuto giornate intense di amicizia, ma abbiamo incontrato anche tante realtà che ci hanno spinto a porre delle domande su di noi e sulla nostra vita, come il sole che sorge e viene a illuminare il nostro volto improvvisamente facendoci brillare gli occhi di una luce nuova.

 

Federico Cerruti
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

Domenica 18 giugno, i gruppi vocazionali diocesani “Il Mandorlo” e “Il Sicomoro” hanno potuto vivere un’intensa giornata, prima alla Società Missioni Africane (SMA) a Teolo e, successivamente, in visita alla Basilica di Sant’Antonio e alla Basilica di Santa Giustina a Padova.

Arrivati alla casa della SMA, siamo stati accolti da Padre Dario, Suor Giuliana e Suor Mary, i quali, dopo una breve presentazione e introduzione, ci hanno raccontato della loro vita e dello scopo della Società Missionaria.
Tra le cose sorprendenti, la mostra di una collezione di cimeli appartenenti a varie tribù dell’Africa sub-sahariana, come ad esempio: le maschere rituali, statuine che rappresentano dei proverbi, utensili da lavoro e strumenti musicali.
Vi è stata, inoltre, la visita alla cappella caratterizzata dalla presenza di oggetti della cultura tradizionale africana e di simboli di altre religioni. Tutto pensato per esprimere quanto ogni cultura e religione porti in sé i “semi del Verbo” ed è dunque segno di una via buona che può condurre alla conoscenza di Cristo come salvatore.
Il Vangelo del giorno e la successiva omelia di Padre Dario, durante la Messa, ci hanno permesso di comprendere meglio il senso della missione.

Le parole di San Matteo apostolo, «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date», hanno ispirato il
predicatore e anche la testimonianza di Suor Mary, la quale ha spiegato a noi ragazzi come gli africani si sentano debitori verso i missionari per aver annunciato la Buona Novella.
Proprio l’annuncio del Vangelo ha permesso loro di essere uniti e di vivere in pace, nonostante le varie differenze culturali e religiose.

Nel pomeriggio ci siamo diretti verso la Basilica del Santo, dove abbiamo potuto ammirare le opere di quell’antica chiesa e pregare alla tomba del Santo.

L’ultima tappa è stata la visita alla Basilica di santa Giustina, dove sono conservate le reliquie di san Luca
evangelista, di santa Giustina, di san Mattia e di altri santi martiri.
La visita, inoltre, è stata arricchita dall’incontro con la guida, Giovanni, che si è soffermato nello spiegare il coro ligneo del presbiterio in cui sono incise scene dell’Antico e del Nuovo Testamento. E, per concludere, abbiamo osservato da vicino la tela raffigurante il martirio di Santa Giustina.

Nicola Chieregato
Giovane in cammino

Anche per l’estate 2023, viene proposto un campo vocazionale per ragazze e ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 18 anni: “Un meraviglioso poliedro. Sulle orme di Padre Marella.

La proposta si terrà da lunedì 28 agosto a sabato 2 settembre 2023 nei pressi di Bologna, dove si ripercorreranno i luoghi in cui ha vissuto il Beato Olinto Marellaal quale, in occasione della sua beatificazione, è stato intitolato il Seminario Vescovile Diocesano – e altri santi e si incontreranno le testimonianze di persone che vivono la fede.

Sarà anche occasione per trascorrere una settimana di fraternità e per costruire o approfondire delle relazioni significative di amicizia.


Per iscrizioni, richieste di informazioni e di chiarimenti: Don Giovanni +39 349 291 4796

Tra il 27 e 28 dicembre 2022 si è svolta la fraternità invernale dei Gruppi Vocazionali Diocesani “Il Mandorlo” e “Il Sicomoro”. Le ragazze e i ragazzi dagli 11 ai 17 anni hanno vissuto insieme agli educatori del Centro Diocesano Vocazioni due giorni all’insegna della condivisione e dell’amicizia in Cristo.

Il primo giorno ha visto il gruppo in uscita presso i Missionari Saveriani di Vicenza. Qui i giovani partecipanti (circa 25) hanno potuto conoscere la realtà dell’Istituto religioso che si è preso a cuore la missione di dare compimento al sogno che fu di San Francesco Saverio di portare il messaggio evangelico in Asia e, in particolare, tra le popolazioni della Cina e del Giappone. Padre Silvano, priore della comunità, ha sottolineato poi la testimonianza di amore e di fede di sei missionari saveriani martirizzati nel Novecento. Anche lui ha condiviso la missione di un suo confratello martirizzato in Burundi.

Nel pomeriggio, le ragazze e i ragazzi hanno visitato la suggestiva mostra di presepi lì presenti provenienti dai cinque continenti.
Dopo il tempo del gioco e di meditazione e condivisione, si è terminato con la celebrazione della Santa Messa.

Il giorno seguente, l’omelia del Vescovo Giampaolo durante la celebrazione dell’Eucaristia è stata fonte di profondi spunti di riflessione per le ragazze e i ragazzi, i quali si sono trovati a meditare sulle figure di Giuseppe ed Erode e sul loro modo di rispondere alla novità di un Dio che si fa carne, che si fa bambino e che scombina le aspettative umane e che chiede a Giuseppe la sua custodia.
Nel pomeriggio, infine, gli stessi, divisi in gruppi, hanno attualizzato il Vangelo mediante scenette da loro preparate traendo da queste significative riflessioni sulla fede in Dio e su esempi di nuovi “Giuseppe” ed “Erode”.

Daniele Mozzato
Membro del Centro Diocesano Vocazioni

“Io ho scelto voi”

Il primo appuntamento dell’Anno Pastorale 2022-23 per i ragazzi dei Gruppi Vocazionali “Il Mandorlo” e “Il Sicomoro” si è svolto nel pomeriggio di domenica 9 ottobre 2022, presso il Seminario Vescovile Diocesano. Trattandosi di una proposta realizzata nel corso del mese missionario, si è voluto dare queste tinte all’incontro, facendo vivere alle ragazze e ai ragazzi la testimonianza di due religiose originarie del Burundi, Suor … Continua a leggere “Io ho scelto voi” »