Essere chiamati per nome

Irene e Raffaele: il racconto di una chiamata alla vita matrimoniale

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Se rifletto sulla mia vita, mi hanno sempre accompagnato le domande. Le ho portate sempre con me e hanno fatto breccia dentro, mi hanno spinta in avanti. Ho iniziato a capire che ero chiamata a donarmi a qualcosa e a qualcuno. Ho sempre pensato che il bello stesse proprio nel tempo donato agli altri, senza parsimonia. E che i sì che si danno a Dio muovano i primi passi nei «sì feriali» piccoli e anche, all’apparenza, frammentati.

Nella logica di Dio tutto si ricompone con la giusta misura. Durante l’università, il rettore del Seminario Vescovile di Chioggia mi chiede di far parte dell’équipe della Pastorale Vocazionale. L’ennesima sorpresa. Lo stupore di essere stata vista da chi non mi conosceva e di essere stata scelta per un impegno così grande, profondo e di minuzia. Ero certa che mi avrebbe regalato tanto, un tanto nuovo che riscoprivo in ogni mia mansione parrocchiale e non, ma non immaginavo che potesse aprirmi il cuore.

I ragazzi che ho incontrato mi hanno insegnato il calore della fede autentica, dello spogliarsi davanti a Cristo. Ed è proprio in tutti gli occhi che ho incontrato che ho sentito il mio animo irrobustirsi e i miei passi farsi più certi verso un’altra chiamata: quella all’amore sponsale. Anni di cammino insieme, di Raffaele e miei, che ci hanno portati a maturare, in modo consapevole, il desiderio profondo di voler dedicare la vita l’uno all’altra. Mi piace pensare che sia stato Dio a farci incontrare e ad averci dato una bussola sempre puntata verso la Stella Polare. Consapevoli che la verità della nostra vita non consiste nel vivere per noi stessi ma per gli altri; chiamati a dare amore. La vocazione alla vita matrimoniale la immagino come un intreccio, come quello che avviene tra la vite e il tralcio.

 

Irene Veronese
Membro del Centro Diocesano Vocazioni